Femminicidi, molestie, soprusi, maltrattamenti, stalking nei confronti delle donne che ogni giorno fanno vittime. A che punto è lotta contro la violenza? “Passi avanti sono stati fatti, sia con la ratifica della Convenzione di Istanbul, sia con un primo decreto legge che è diventato legge lo scorso anno a tutela delle donne. Ma c’è ancora molto da fare”, sottolinea Fedeli.
La vicepresidente del Senato, ex sindacalista, è convinta che bisogna lavorare su due terreni. Innanzitutto “sulla modifica e l’integrazione dei programmi scolastici, perché se non partiamo da una cultura differente tra ragazzi e ragazze, quindi puntando molto sull’investimento nella scuola – sottolinea -, non riusciamo a contrastare sin dalle radici la violenza contro le donne”.
Il secondo terreno di lotta è “l’intervento, l’autoregolazione e la formazione degli operatori dei media per una lotta agli stereotipi” che porti a un cambiamento, anch’esso, culturale.
“Stiamo lavorando – aggiunge Fedeli – ad una commissione bicamerale che ogni anno relazioni al Parlamento come e quando è stata applicata la Convenzione di Istanbul, raccogliendo così dati sul fenomeno della violenza contro le donne. E in modo tale da implementare il lavoro dell’Istat o di altre relazioni”.
La vicepresidente del Senato fa osservare che “contrastare la violenza di genere significa avere uno sguardo e una politica a 360 gradi”. E’ necessario, quindi, “sinergia tra i diversi ministeri, un coordinamento della sede intergovernativa per attuare politiche condivise, ciascuno secondo il suo pezzo di responsabilità”. Come è necessario quel che ancora non c’è: “la creazione di uno specifico osservatorio presso la Presidenza del Consiglio”.
Ci sono sono tre parole chiave per fronteggiare il fenomeno della violenza sulle donne: “prevenzione, tutele e contrasto, ovviamente inasprendo le pene”. Ma su questo “c’è ancora molto lavoro da fare”.
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