Oggi, 25 novembre, è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, istituita 17 anni fa dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare il mondo su questo tema.
Parallelamente alla nuova consapevolezza restano i numeri della violenza che sono enormi: nel 2014 ben 6.788.000 le donne vittime di violenza in Italia, 652 mila hanno subìto stupri, mentre 3 milioni 466 mila sono quelle che hanno subìto stalking, di queste 1 milione 524 mila l’ha subìto dall’ex partner, 2 milioni 229 mila da persone diverse dall’ex partner.
Educare dunque contro la violenza di genere, si legge su ansa.it/lifestyle, è la missione della nostra scuola, oltre che delle famiglie stesse. Non è questione di emergenza, che pure purtroppo esiste, quanto di cammino educativo, cultura.
Scardinare stereotipi di genere alla base del fenomeno della violenza e per far prevalere la cultura del rispetto e del reciproco riconoscimento tra uomini e donne è un lavoro di associazioni, educatori, centri anti violenza e madri e padri, tutti insieme per le donne e gli uomini del domani.
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Fra questi la Fondazione Roberta Lanzino, sorta per volontà dei genitori Matilde e Franco, dopo l’assassinio per stupro della figlia nel 1989, opera in Calabria ed è molto nota per questo lavoro capillare educativo di formazione e da anni gira l’Italia con incontri nelle scuole che chiama ‘percorsi di consapevolezza’.
Oltre a varie località calabresi, quest’anno è stata a Perugia e nel liceo classico Pilo Albertelli a Roma.
Nella stessa scuola è intervenuta anche Lucia Annibali, l’avvocatessa sfigurata dall’acido, simbolo della lotta contro la violenza alle donne, che come consigliere giuridico del ministero delle Pari Opportunità è molto impegnata nel lavoro di testimonianza nelle scuole.
Nadia Muscialini ha scritto Di pari passo. Percorso educativo contro la violenza di genere (edito da Settenove e sostenuto Terre des hommes), un manuale che ha come obiettivo l’apprendimento, purtroppo non scontato, dei principi di rispetto e parità di genere.
C’è uno studio, riporta Ansa, del 2011 in cui si mostra come nei preadolescenti gli stereotipi sessisti e i pregiudizi che giustificano l’uso della violenza dell’uomo sulla donna sono già presenti. Tra i tanti anche il mito dell’amore legato al sentimento della sofferenza, così che l’uso della violenza finisce per essere considerato da molti preadolescenti come un correlato necessario.
Ecco che la scuola è per definizione il luogo per intervenire in termini di cultura e prevenzione.
Nell’ambito dei centri antiviolenza che in tutti questi anni faticosamente hanno rappresentato la prima linea sul tema della violenza, con la costruzione di reti vere e proprie e case protette, molti progetti vanno nella direzione delle scuole, come a Bologna (Casa delle donne), a Roma (Associazione genere femminile), a Milano (Soccorso Rosa).