Se si considera che il 90% circa delle violenze sessuali non viene denunciato, questi numeri drammatici confermano quanto la lotta alla violenza contro le donne sia innanzitutto una sfida culturale, da affrontare fin dall’età della formazione.
Parte da queste considerazione la presentazione di “La violenza di genere raccontata da chi la subisce e da chi la infligge”, nel libro di Cristina Obber, che si è svolta alla Camera dei Deputati. E l’autrice del volume ha infatti detto. “La politica può e deve fare qualcosa per un fenomeno allarmante occorre coinvolgere i centri anti violenza in un progetto che sia davvero incisivo sul fronte della prevenzione e dell’educazione nelle scuole”.
L’appuntamento, che si inserisce nelle iniziative in occasione della Giornata Mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, del 25 novembre, ha visto una partecipazione di parlamentari bipartisan.
Elena Centemero, capogruppo del PdL-FI in Commissione Cultura alla Camera e promotrice dell’iniziativa, ha sottolineato la necessità di interventi di formazione con una stretta collaborazione tra “istituzioni, scuola e famiglie nell’educare i giovani a dare la giusta importanza alla dignità della persona e al valore del proprio corpo”, mentre il Presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera, Francesco Paolo Sisto, si è soffermato sull’esigenza di rivolgersi ai giovani fin dalla più tenera età, evidenziando anche l’opportunità di ragionare sulla diversa rilevanza dei reati: “continuare ad intasare le Aule di Tribunale con reati minori impedisce di dare il giusto rilievo all’azione di contrasto e repressione verso fenomeni come la violenza di genere”.
Di “regressione culturale” dell’Italia ha parlato la deputata del Pd Barbara Pollastrini, indicando tra i rimedi “la rieducazione, il colloquio con le coscienze maschili, uno sguardo più attento al mondo un piano d’azione concreto, per cui servono maggiori risorse economiche”.
L’on. Fabrizia Giuliani, del Pd, ha concluso con una riflessione sulla “diversa cittadinanza” delle donne, osservando come “la violenza di oggi non derivi solo da un residuo del vecchio patriarcato”, le sue ragioni sono nuove e “risiedono nel processo di emancipazione delle giovani donne e nella richiesta di rispetto anche nei rapporti relazionali”.
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