Come si fa a parlare di un tema così delicato come la violenza sulle donne ai bambini? Con ogni probabilità utile potrebbe essere un libro, Io sono Adila, la storia illustrata di Malala Youfazai, edito da Settenove, patrocinato da Amnesty International e scritto da Fulvia Degl’Innocenti con illustrazioni di Anna Forlati.
Ancora una volta un libro potrebbe essere arma importante contro l’ottundimento e la violenza.
Il libro racconta la storia di Malala Yousafzai, premio Nobel per la pace 2014, attraverso gli occhi e le esperienze di Adila, una ragazzina, che sulle orme dell’attivista, trova il coraggio di imporsi e prendere delle decisioni per la sua istruzione, nonostante le vicende che agitano il Pakistan e nonostante le pressioni negative dei fondamentalisti.
La ragazzina vive nello Swat, si legge sul sito di Amnesty, la terra di Malala, ama la scuola ma rischia di dover interrompere gli studi a causa della difficile situazione del suo paese. E dunque se vuole continuare a istruirsi deve trovare molto coraggio che tuttavia le arriverà grazie all’esempio della connazionale di Malala Youfazai che l’ha preceduta e che ora sta lottando anche per lei.
Il libro, soprattutto, fa emergere una distinzione chiara tra ciò che in effetti è la religione islamica di Adila e Malala e il fondamentalismo religioso che ha tentato di sopprimere i loro diritti, affermando così il principio che bambine e i bambini hanno il diritto di esprimere i loro pensieri, di essere amati, ascoltati, di immaginare il loro futuro e di ricevere un’istruzione. In molti paesi – come quello da cui provengono Malala e Adila – non è così, ma grazie alla lotta di bambine e bambini, ora anche loro possono tornare a scuola.
Un messaggio di speranza oggi più che mai valido.
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