Categorie: Attualità

Violenze a scuola. Più severità da parte dei Ds, secondo la Gilda

Sulla vicenda della maestra di una scuola romana accusata di comportamenti violenti nei confronti degli alunni interviene Fabrizio Reberschegg, dirigente sindacale della Gilda.


Questa la dicihiarazione di Reberschegg riportata dall’Ansa: “Chiediamo con forza, come facciamo da decenni, che alla luce di questo ennesimo caso venga fatta una proposta di legge sulla cosiddetta mobilità intercompartimentale. Ovvero, prevedere per l’insegnante che non è più in grado di svolgere il suo lavoro, lo spostamento in altri ministeri. Ma potrebbe esistere anche la mobilità compartimentale, lo spostamento dell’insegnate al Provveditorato o al Ministero dell’Istruzione”.
“Le resistenze – accusa il dirigente della Gilda – vengono da Cgil, Cisl e Uil, che hanno responsabilità enormi. Il lavoro dell’insegnante, bisogna capire, non è un semplice lavoro impiegatizio: ha dei riflessi sulle persone, sui bambini, in questo caso. E se uno non è in gradi di farlo, va spostato. Altrimenti poi arrivano casi come questo ed è del tutto inutile stracciarsi le vesti”.

 

 

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In realtà le norme del codice disciplinare del personale docente prevedono sanzioni piuttosto severe per situazioni di questo tipo e nel caso di una sentenza penale si può arrivare anche al licenziamento.
Reberschegg chiama in causa anche i dirigenti scolastici: “Abbiano il coraggio di intervenire. Esistono gli ispettori. Certo è che nella quasi totalità dei casi viene chiesta l’incompatibilità ambientale, cioè l’insegnante viene spostato solo in un’altra scuola. Ma in casi evidenti come questo bisognerebbe spostare il docente a svolgere un altro tipo di lavoro. Una misura del genere non prevede il licenziamento ma un ruolo diverso e garantisce che nella scuola ci siano solo insegnanti motivati”.
C’è da dire che per i dirigenti scolastici “gestire” casi del genere non è affatto semplice, tanto più di questi tempi in cui i dirigenti vengono spesso accusati, anche dagli stessi sindacati, di avere comportamenti autoritari se non addirittura da “padre padrone”.
Le difficoltà sono ampliate dal fatto che in realtà l’organico degli ispettori (o meglio dei dirigenti tecnici) è ampiamente sottodimensionato rispetto alle necessità e non basta dire che bisogna reclutare nuovi ispettori perchè con l’ultimo concorso ci sono voluti la bellezza di 5 anni per coprire i posti previsti dal bando.
In situazioni come queste il dirigente scolastico dovrebbe aprire il procedimento disciplinare (ed eventualmente chiedere all’Ufficio regionale di procedere alla sospensione cautelare del docente) e al tempo stesso segnalare il caso all’autorità giudiziaria per ogni altra valutazione del caso. Ma non esiste quasi mai un orientamento univoco a livello nazionale, in molti casi la magistratura interviene su denuncia delle famiglie e poche volte a seguito di una segnalazione della scuola.

 

Reginaldo Palermo

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