Scrive Facci: “C’è questo nuovo episodio secondo il quale, così pare, un professore di Assisi avrebbe picchiato un 14enne dopo avergli detto “essere gay è una brutta malattia”: il prof nega, e la faccenda sa di montatura, ma c’è la testimonianza della classe e l’ospedale che ha rilevato danni sul ragazzo. Morale, è stato spostato di sezione: il ragazzo, non il professore. E perchè?”
Piuttosto che affrettare conclusioni, scrive l’editorialista, “il punto è che, anche in flagranza di comportamenti violenti, le scuole, i prèsidi, i provveditorati e i ministri non possono nulla. Sospendi un insegnante? Basta che faccia ricorso e non lo schiodi più. In ottobre raccontammo di un filmato dei carabinieri che inchiodava un maestro elementare di Treviso; si vedeva che prendeva a calci i suoi scolari di 6-7 anni (e tirava loro le orecchie, torceva loro le braccia) e però è venuto fuori che la sospensione era scattata due anni dopo: tanto ci è voluto tra ammonimenti, sanzioni, sospensioni, ricorsi e – intanto – violenze ripetute nelle scuole che l’insegnante ha fatto in tempo a cambiare”
E cosa può fare la ministra, chiede Facci? Nulla, “anche se ha fatto dichiarazioni tonanti e ha spedito ad Assisi un sottosegretario”. Non si può nulla.
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