Annalisa Abate, insegnante di Scienze naturali nelle secondarie di secondo grado, pubblica in self publishing per conto del “Mio libro” del gruppo editoriale Gedi, “Visto dalla mia classe. Lo studente protagonista del suo percorso formativo. Un sistema classicentrico” (23,50 Euro), destinato per lo più alle famiglie e agli alunni che, attraverso questa sorta di diario di lavoro, dentro cui si costruisce il libro, capiscano quello che c’è dietro l’impegno di un buon docente e soprattutto motivato.
Sicuramente non mancherà di sorprendere anche i colleghi prof leggendolo, e in modo particolare gli insegnanti di materie scientifiche, considerate le varie esperienze raccontate e le moltissime indicazioni formative rese, spesso con dovizia di particolari, dopo anni di esperienza sul campo.
Concepito, come abbiamo già accennato, in forma diaristica e dunque raccontato in prima persona, Abate ripercorre non solo la sua naturale scelta all’insegnamento, uno sbocco coerente con la sua inclinazione già da studentessa liceale, ma anche le varie delicate e complesse fasi in cui si articola il dialogo educativo con gli alunni.
Leggendo il libro, scritto con semplicità e scorrevole scelta sintattica, si ha quasi voglia di tornare in classe coi ragazzi per vivere le esperienze giornaliere dentro cui però la materia prediletta della autrice, la Scienza, ha una sorta di ruolo di prima donna nel teatro della istruzione scolastica.
Ma seguono pure esempi di come spiegarla, addomesticarla, abbellirla e persino di metterla al confronto con questo variegato pubblico di scolari in sala, non sempre ben disposto alla claque e talvolta pure sonnolento, mentre vengono illustrati piani didattici e consigli per approcciare con efficacia argomenti anche ostici e magari imbarazzanti, compresi elementi di comportamento disciplinare.
Più che un testo di disquisizione sui massimi sistemi dell’insegnamento e un testo nel quale si mettono sul tappeto scibili astrusi e studi magari ostici, il lavoro di Abate è invece un resoconto coerente e piano di una esperienza didattica interessante, da considerare e perfino da studiare e meditare.
Completano i complessivi quattordici capitoli, i due conclusivi: “La scuola che vorrei” e “Le mie brevi conclusioni” che rappresentano la chiave di volta di un lavoro intelligente e profondo, con tante valutazioni da considerare e spunti di lettura come argomento di dibattito fra colleghi e pure in classe.
Un libro che forse, per tali caratteristiche, andrebbe bene anche sul tavolo del ministro per capire un tantino di più di scuola, di docenti, di alunni e delle fatiche che ogni giorno bisogna affrontare per tenere alto l’istituto Istruzione in Italia.
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