L’onorevole Vittoria Casa (M5S) è stata nominata pochi giorni fa presidente della Commissione Cultura della Camera.
Le abbiamo posto alcune domande per sapere quali saranno i prossimi impegni della Commissione e come lei pensa che si possa ripartire nelle scuole.
Nei prossimi mesi la Commissione di cui lei è diventata presidente avrà impegni importanti da affrontare. Vuole segnalarci quelli relativi alla scuola che lei ritiene prioritari?
In questi due anni la VII Commissione è stata chiamata diverse volte ad esaminare importanti atti per la scuola. Basti pensare al decreto scuola di dicembre 2019 e a quello di aprile 2020, che hanno introdotto importanti novità in materia di reclutamento scolastico.
A questi vanno aggiunti i numerosi decreti emanati durante il periodo del lockdown, che hanno permesso di aumentare le risorse a disposizione.
Nei prossimi mesi dovremo proseguire questo impegno con la consapevolezza che ci saranno diversi obiettivi da centrare.
Il Recovery Plan e le riforme previste per il rilancio del Paese devono garantire assoluta priorità alla scuola.
Occorre continuare ad investire in edilizia scolastica, nella formazione degli insegnanti e del personale ATA, rafforzare il processo di digitalizzazione, ridurre il numero di alunni per classe, migliorare l’inclusione degli studenti con disabilità e garantire il soddisfacimento dei loro bisogni educativi.
A tutti questi obiettivi corrispondono atti da analizzare, modificare e migliorare in Commissione, grazie all’apporto di tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione.
Dobbiamo inaugurare una nuova stagione per la scuola italiana
Può dirci qualcosa in merito al ddl Granato sulla cancellazione della cosiddetta “chiamata diretta”? “Pensa che potrà essere calendarizzato a breve?
La pianificazione dei lavori di Commissione viene stabilita di concerto con i gruppi di maggioranza e di opposizione. Nei prossimi giorni, in ufficio di presidenza, stabiliremo il calendario che sarà prioritariamente dettato dall’attuale periodo emergenziale.
Parliamo di un problema legato alla ripresa delle lezioni a settembre Nei giorni 20 e 21 molte scuole dovranno fermarsi per le operazioni di voto. Il Parlamento ha chiesto un impegno al Governo per fare in modo che si possa votare in altre sedi. Nel concreto, cosa si potrà fare? Sarà davvero possibile trovare in meno di due mesi edifici adatti?
Sono stata tra i primi deputati ad aver espresso la volontà di trovare per le operazioni di voto delle sedi alternative alle scuole al fine di evitare interruzioni delle lezioni. Anche il Premier Giuseppe Conte ha sottolineato che il Governo farà di tutto per proporre nuove soluzioni.
Ovviamente sarà compito del Ministero dell’Interno e delle Prefetture individuare quali sedi possano essere idonee all’allestimento dei seggi elettorali. Penso che proprio le prefetture, i commissariati, le caserme e le case comunali possano garantire lo svolgimento delle operazioni in piena sicurezza.
In questi mesi il Ministero e il Governo hanno lavorato per consentire alle scuole di riaprire presto e in sicurezza Si è parlato molto di banchi, di dispositivi e di organici aggiuntivi Lei, che è anche una dirigente scolastica, non pensa però che si dovrebbe parlare anche un po’ di pedagogia e di didattica?
Ritengo che al centro del dibattito dovrebbero stare sempre le studentesse e gli studenti, con i loro specifici bisogni educativi. Naturalmente l’emergenza sanitaria che ha colpito il Paese ha reso necessario porre l’attenzione sulle misure di distanziamento e sulle norme di sicurezza. L’acquisto di nuovi banchi e sedute è comunque una notizia positiva, che permetterà di migliorare le classi delle nostre scuole. Nei fatti, anche l’adeguamento dell’ambiente di apprendimento rappresenta un importante intervento per una didattica più innovativa e stimolante, come dimostrano diverse teorie in ambito pedagogico.
Allo stesso tempo è indispensabile agire su tutti i livelli dell’offerta formativa, attraverso un rafforzamento del patto educativo tra scuola, famiglia e territorio, la valorizzazione del ruolo degli insegnanti, nuove metodologie e di insegnamento.
Anche in questo caso, la Commissione potrà dare un notevole contributo nella predisposizione di atti indirizzati al miglioramento della didattica e a nuove soluzioni formative.
La ripresa dell’attività scolastica non potrà che tenere conto delle specificità di ciascun territorio. Cosa si dovrebbe fare per evitare che le specificità aumentino ulteriormente i divari che, purtroppo, esistono?
L’innalzamento dei Livelli Essenziali di Prestazione su tutto il territorio nazionale, come previsto dalla Costituzione, è una priorità assoluta.
Il contrasto alla povertà educativa e il superamento del divario tra il nord e il sud passa dal miglioramento di tutti i servizi, dal sostegno alle famiglie, dal dialogo tra gli enti locali e le singole istituzioni scolastiche.
La ripartenza dopo la crisi è l’occasione giusta per costruire un’Italia che proceda a velocità uniforme su tutto il territorio nazionale, diminuendo le differenze che purtroppo esistono.
Penso che un piano urgente in materia di edilizia scolastica possa essere un decisivo passo in questa direzione.
Inoltre, la scuola deve essere presidio di legalità e partecipazione 365 giorni all’anno: significherebbe mettere un freno alla dispersione scolastica, favorire l’inclusione, promuovere valori di cittadinanza attiva, e questo è ancora più importante in quelle zone del Paese in cui sono presenti situazioni di svantaggio sociale.