Buongiorno,
mi sento di intervenire per dare il mio giudizio su quanto è accaduto presso il Museo del Cedro Praia a Mare dove alcuni giorni fa è stata allestita una mostra dal titolo “Protagonisti del tempo d’arte”.
All’evento è stato invitato anche il critico Vittorio Sgarbi che non ha mancato di fare sentire la sua presenza e anche in maniera prorompente direi.
Premetto che in genere sono pienamente d’accordo sui giudizi che egli esprime riguardo ai vari fatti che accadono; concordo in massima parte su tutto ciò che dice, non sempre su come lo dice.
Questa è una delle volte in cui non ho apprezzato il suo intervento, (se i fatti riportati sono andati veramente tali) perché lo ha fatto in maniera scorretta, denigrando il lavoro di un’ altra persona, (magari in presenza degli studenti) che ha utilizzato il sistema tecnologico per presentare le opere esposte.
Mi riferisco alla reazione spropositata di Sgarbi quando ha visto il codice QR riportato su uno scritto sotto a un’opera d’arte.
Da coetanea di Sgarbi, quindi diversamente giovane, capisco che trovarsi di fronte a un codice QR da utilizzare per leggere una qualsiasi cosa potrebbe creare disappunto, ma volenti o nolenti fa parte di un modo nuovo e più veloce con cui accedere per leggere alcune realtà.
Oramai l’uso del codice QR è molto utilizzato all’estero, nei ristoranti, all’ingresso di chiese e musei, pertanto se vogliamo promuovere la presenza dei turisti stranieri e soprattutto avvicinare i giovani all’ arte questo è un nuovo modo per farlo.
Negare l’utilità di certe “presenze” tecnologiche non è più possibile!
Altro errore a mio parere commesso dal critico è stato quello di inveire contro la docente responsabile della mostra per aver scritto l’aggettivo Gentile con la lettera maiuscola.
Ma questo non è un errore!
Fa parte di quel linguaggio utilizzato nei testi pragmatico-sociale insegnati a scuola e usati per presentare o fare la pubblicità a un oggetto, in questo caso il quadro.
Certo se avesse scritto il verbo dare al presente senza accento e qual è con l’apostrofo non sarebbe stata la stessa cosa.
E comunque ricordo a Sgarbi che “postando” il video #sgarbishow ha utilizzato anch’egli uno strumento di questo nuovo linguaggio, quindi purtroppo chi più e chi meno siamo tutti figli della tecnologia.
Mirella Rigamonti
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