“Non c’è nulla da obiettare su una buona istruzione tecnico-scientifica….La mia preoccupazione è che altre capacità altrettanto importanti, stiano correndo il rischio di sparire nel vortice della concorrenza….Tali capacità sono associate agli studi umanistici: la capacità di pensare criticamente; la capacità di trascendere i localismi e di affrontare i problemi mondiali come cittadini del mondo; e, infine, la capacità di raffigurarsi simpateticamente la categoria dell’altro..”
Martha Nussbaum (1)
“I nostri giovani leggono i giornali e i libri attraverso la Rete. Cioè leggono notizie e cultura ridotte a poche parole. Il numero delle parole usate è ormai al minimo e poiché tra il pensiero e il linguaggio c’è una interazione, ne deriva che il pensiero si è anchilosato come il linguaggio..”
Eugenio Scalfari (2)
Queste considerazioni, penso, possa condividerle chiunque negli ultimi vent’anni abbia insegnato nella scuola. La mia esperienza personale testimonia una parabola discendente negli anni in merito a capacità lessicali, logiche, riflessive e critiche. I nostri ragazzi, abituati ad una relazione veloce, ad una comunicazione immediata ed essenziale, fanno sempre più fatica a studiare. Male si abituano ai tempi dello studio che non possono e non devono essere frettolosi come quelli della Rete, della chat. Il linguaggio è “monco” e il numero di vocaboli a disposizione si limita all’uso parlato o allo slang della chat o dell’sms. La capacità di riflettere è quasi nulla, quella di giudizio, di fronte ad un problema, si limita a frasi scontate, a luoghi comuni o, peggio, a pregiudizi, a giudizi superficiali ascoltati con distrazione e inconsapevolezza. Insomma, se la nostra società si misura sulla scuola, il quadro è devastante e allarmante! Certo, tutto, in questa sede, è misurato alla mia esperienza personale, ma quando parlo con colleghi vicini e lontani, tutti concordano su questo depauperamento discendente del linguaggio e del pensiero in ambito scolastico.
Qualche anno fa la “Riforma Gelmini” ha tagliato in molti licei le ore di latino.
Questa scelta ha ancor più “abbassato il livello” dei nostri allievi. Cosa vuol dire “abbassare il livello”? Vuol dire far mancare uno slancio vitale e fondamentale per la formazione dell’individuo. Il latino è l’ossatura del linguaggio e del pensiero. Senza una didattica del latino, senza l’esercizio” del latino, la qualità della formazione e del sapere cala, la probabilità di formare menti pensanti diminuisce.
Il latino coinvolge e potenzia mille e multiformi competenze come nessun’altra materia sa fare! Tale disciplina racchiude, tanto arditamente in sé, mille potenzialità da sviluppare. In primis studio e applicazione.
Il latino costringe, infatti, a fermarsi per ore e studiare: non si può studiare questa materia poco e in fretta. Costringe a pensare, a rallentare i ritmi, rieduca il pensiero. Ma educa e “allena” l’allievo anche al sacrifico, allo sforzo, alla pazienza, alla tenacia, qualità fondamentali che si ritroveranno ad affrontare nella vita da adulti. Richiede, inoltre, una buona dose di concentrazione: si è soli con se stessi di fronte ad un testo da tradurre .Bisogna passare dall’apprendimento all’applicazione, dalla conoscenza alla competenza .Ci vuole dunque, studio, pertanto conoscenza, ma anche riflessione, logica, esercizio.
Tutto torna in latino: la traduzione è come un puzzle. Tutto deve combaciare, ma se la mente non è allenata a questo esercizio di logica, di ragionamento, e non possiede le conoscenze giuste, il gioco fatto anche di inventiva, non riesce!
Il tutto può trasformarsi, infatti, proprio in un gioco! Tutto è allo stesso tempo e ,contemporaneamente, anche intuito, intuizione, creatività che si realizzano nell’interpretazione. In questa combinazione di azioni, miracolosamente ci si riappropria anche del lessico. Simultaneamente lo si potenzia! La lingua italiana in questa vecchia lingua “si risveglia”, rinasce, si arricchisce, si ricompone. Unico limite al gioco, ma anche al duro lavoro: l’eccezione. Ma la fantasia può arginare e superare anche questo limite!
In questa girandola di conquiste, intrighi, scoperte, delusioni, meraviglie… consiste la forza didattica di questa lingua. Lingua che potremmo definire “vecchia linfa” che ci permetterà di non morire. Tale forza potenzierà il pensiero e sarà capace di coltivare la modernità senza farci sommergere da tutto ciò che di negletto la società ci offre.
Il latino è come un setaccio, potrà educare a “ripulire” le nostre menti e potrà continuare a formare coscienze vive, autonome, pensanti, consapevoli, non sottomettibili, determinanti per un futuro migliore.
Teresa Apone
docente di Italiano e Latino presso il Liceo delle Scienze Umane “I.I.S – Parmenide” di Vallo della Lucania
(1) Martha C.Nussbaum,”Non per profitto”, il Mulino
(2) Eugenio Scalfari,”Il vetro soffiato”in “l’Espresso”n. 3 anno LX 23 gennaio 2014
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