Tra le “specialità” tipiche della scuola italiana c’è quella del “ruffianaggio”, una condizione veramente brutta e odiosa che getta discredito tra i docenti e mina seriamente la buona immagine dell’istituzione scolastica.
E ormai, una prassi parlare male dei colleghi e soprattutto andare a riferire ai superiori ciò che si è ascoltato, ovviamente, cambiando, secondo il proprio tornaconto, la realtà dei fatti, mettendo in giro illazioni e frasi che non corrispondono al vero.
Questo fattore influenza maggiormente il genere femminile, spesso avvezzo a criticare e a “ruffianare” contro altre persone ignare di una certa situazione.
Bisogna, però, dire che in misura minore, la pratica del “ruffianaggio”, coinvolge anche il genere maschile che si mostra meno avvezzo a “vedere” senza andare successivamente a riferire ai superiori.
Vi è poi una prassi, anch’essa tutta femminile (perché la scuola è quasi tutta composta di maestre e professoresse) che quando si incontrano nei corridoi della scuola per la brevissima pausa, usano disporsi in cerchio o in semicerchio e mettere a punto una ormai classica operazione del “taglia e cuci” nei riguardi di colleghi.
Quindi “ruffianaggio” e “zingaraggio” sono molto controproducenti al clima disteso e sereno che si dovrebbe respirare tra le mura della scuola perché, se queste pratiche non esistessero affatto, il lavoro del docente influirebbe positivamente sia sul rendimento degli alunni che sui rapporti interpersonali che si instaurano tra i docenti.
È bene, quindi, pensare a costruire un bel lavoro di squadra, a progettare le attività tutti all’unisono senza criticare l’operato degli altri. Soltanto in questo modo possiamo far sì che la scuola cresca!
Mario Bocola
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