La scuola è in grado di camminare con le generazioni di ragazzi che si avvicendano nel tempo? Oggi si fa un gran parlare della scuola e delle riforme che tentano di trovare soluzioni ai problemi che la stessa vive.
Eppure in tutto questo “ciarlare” temo che ci si è dimenticato dei soggetti primi, senza i quali la scuola non ha motivo di essere: i giovani. Chi sono i giovani oggi?
Come arrivano nel mondo della scuola? Innanzitutto il giovane è una persona con il suo vissuto , la sua storia familiare e personale, e con le caratteristiche proprie del tempo in cui vive e della propria generazione.
Quale scuola ogni generazione di studenti si trova a vivere?
E’ la scuola un organismo rigido e fisso? O un struttura dinamica e flessibile che cammina con il tempo? Uno dei timori più grande dei genitori è quello di vedere il figlio ingabbiato in una struttura senza tempo che non lo accolga come persona di un fase storica, culturale e socio-economica specifica, si rivolga al giovane come ad una massa di argilla da plasmare.
La scuola ha certamente come finalità la trasmissione del sapere, anzi dei saperi, che l’uomo ha sviluppato e affinato nel corso dei secoli; ma il problema di fondo è che questo meraviglioso bagaglio di conoscenze deve essere passato a generazioni successive a quelle degli insegnanti, che è da ribadire sono persone con il pensiero del loro tempo. Che cosa si fa perché la scuola sia un corpo dinamico che sappia camminare verso le tappe sempre nuove del mondo che cambia?
I nostri giovani, con tutti i loro limiti sono compresi dalla scuola ? Il linguaggio pedagogico della Scuola è quello di giovani studenti che arrivano di volta in volta ? Gli strumenti didattici , veicoli di un sapere universale, sono adeguati a penetrare, o meglio, a incontrare il mondo dei giovani?
Il massimo che si è visto in questi ultimi anni è soltanto una serie di sperimentazioni didattico-pedagogiche, che hanno trattato i giovani più come cavie che come persone con richieste di modalità di apprendimento adeguate al loro tempo. basta parlare di buona scuola con docenti di fase a, b, c!
Si parli della “viva scuola” dei giovani studenti!
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