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Vivere i giorni: saggio di Cosentini sul paesaggio verghiano osservato attraverso i classici

Gaetano Cosentini, studioso di greco e cultore di letteratura e filosofia, manda alle stampe, con SmartStampa, “Vivere i giorni” attraverso il quale disserta, con duttilità divulgativa, intorno all’uomo e alla sua esistenza, e dunque sul mondo, la carne e il diavolo secondo gli stilemi che furono cari a Mario Praz per farci conoscere i mondi più intimi e misteriosi della letteratura universale e dunque quelli più intensi nei tormenti umani.

Così fa Cosentini in questo libretto nel quale disquisisce con sapienza raffinata sulla vita di ogni giorno, ma secondo prospettive e punti di vista studiati dal pensiero filosofico, compreso il presocratico, mettendo infatti subito in campo l’incipit di Protagora: “l’uomo è misura d’ogni cosa…” e dunque tutto deve fare riferimento all’uomo.

E allora, come attraverso associazioni di idee che si inseguono, l’autore passa da un pensatore all’altro, all’interno della cosmografia filosofica, per illustrare il suo punto di vista e la sua teoria che è poi insita col mondo che sta osservando, grazie alla sua particolare lente di intellettuale raffinato. Un mondo che, se può apparire complesso, in definitiva è quello che appartiene ad una umanità che ha bisogno di figure (le ombre platoniche?) di riferimento per proseguire la sua corsa e soprattutto di punti saldi culturali e ideali per non smarrirsi.

Da qui pure una dotta disamina sul pensiero filosofico classico, mediato da passaggi dentro opere letterarie per confermarlo.   

Una premessa questa per entrare nei prosegui dei capitoli, dove affronta la poetica verghiana e in modo particolare la problematica, poco indagata invero, dei paesaggi che caratterizzano la sua scrittura, insieme alle emozioni che una prosa apparentemente attinta dal basso riesce a muovere nel lettore.

E qua l’analisi di Cosentini diventa preziosa, perché vengono registrati i passi dalle opere di Verga e quindi analizzati e commentati, secondo parametri e riferimenti che hanno per oggetto ambiti speculativi del tutto originali, ma cari al saggista. In altre parole, nell’anali del testo verghiano, l’autore trova agganci poetici e descrittivi che in qualche modo non hanno mai avuto la richiesta attenzione da parte della critica.

Anche in questo sta la sensibilità creativa di Cosentini, quella cioè di proporre del tutto nuove interpretazioni sul mondo disegnato da Verga, sia citando i molti che da lui trassero avvento, sia i classici, della più antica tradizione letteraria isolana, da cui lo scrittore attinse, ma nel senso di una continuità di ispirazione e di fonti culturali che solo poche sensibilità artistiche riescono ad afferrare.

Pasquale Almirante

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