Vogliamo un concorso in cui vinca il merito!

In relazione ad alcune indiscrezioni della stampa circa l’esistenza di una fase transitoria e alle affermazioni del premier Matteo Renzi circa la necessità di non disperdere l’ingente capitale umano costituito dai docenti abilitati della II fascia delle graduatorie di istituto, di non azzerare cioè tutto sottoponendo di nuovo ad un concorso chi per anni ha validamente tenuto in piedi le sorti della scuola pubblica italiana, elargendo la caramellina di un concorso “facilitato” con lo svolgimento di una sola prova orale con immissione diretta in ruolo e svolgimento del primo anno come prova, Azione Scuola esprime tutte le perplessità in seno all’associazione circa l’effettiva volontà di avviare tale siffatta fase transitoria.

Non dimentichiamo le assurdità, le illogicità del recente concorso, di cui si attendono ancora le GM per l’infanzia e la primaria, che hanno prodotto evidentissime ed incostituzionali disparità di valutazione e trattamento dei colleghi che hanno tentato questa autentica roulette russa.

Nè si può fare a meno di ricordare la proposta di piano transitorio da noi avanzata che ricalca quanto appena espresso con l’unica eccezione dello svolgimento di un concorso per esami. Ribadiamo la nostra posizione nel volere un concorso per soli titoli basato sul fabbisogno provinciale ritenendo che sia il merito, quanto il servizio svolto egregiamente dai colleghi, costituiscano elemento valido e costituzionalmente accettabile per quanto espresso dall’art.97 della Costituzione letto nella sua intierezza.

Rimarcando quanto non siamo disponibili ad accordi al ribasso, memori del trattamento a noi riservato nel recente passato, anche in considerazione del fatto che troppi soldi hanno speso i nostri assistiti in ricorsi ancora pendenti nei vari tribunali italiani per il rispetto dei diritti sanciti costituzionalmente, con questo comunicato esprimiamo altresì la nostra ferma volontà di recarci alle urne il prossimo 4 dicembre significando la nostra intenzione di votare NO alla riforma voluta da un governo che non ha tutelato i lavoratori come scritto nell’art.1 della Costituzione Italiana. 

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