Volete la nostra fiducia? Cambiate la legge 107!

Signor Presidente del Consiglio, signori Deputati, signori Senatori,

gli esiti del Referendum costituzionale, sfavorevoli alle modifiche della nostra Costituzione, sono anche il risultato di una politica poco attenta ai problemi veri del nostro Paese attuata negli ultimi tempi.
Dall’esito del Referendum, qualunque fosse, l’attesa era che le forze politiche impegnate nel confronto riprendessero il giorno dopo, dal 5 dicembre, a tessere il filo del dialogo e a ricercare una soluzione alle difficoltà di persone, lavoratori ed imprese.
Lo auspicavano gli addetti ai lavori più attenti, lo auspicava lo stesso Presidente della Repubblica ancora pochi giorni prima della data referendaria. Lo auspicavamo infine, ma non per ultimi, noi semplici cittadini.

Alla luce dei fatti queste aspettative sembrano disattese. Perché in tutti i partiti, sia in quelli che dicono di avere vinto il confronto referendario, sia in quelli che ammettono di averlo perso, dopo il 4 dicembre è ripartita con slancio la rincorsa verso una nuova campagna elettorale.
Nel mezzo di questo fermento, ancora una volta noi genitori con figli senza lavoro, nonni che continuano in molti casi ad essere l’unico pilastro che garantisce a due generazioni, di figli e nipoti, il necessario per vivere. Lavoratori utilizzati attraverso lo strumento dei voucher, ma senza le tutele, cancellate con la recente riforma del lavoro e spinti verso nuove forme di precarietà. Infine, ma non per ultimi, noi insegnanti catapultati in molti casi, attraverso la cosiddetta “buona scuola”, a centinaia di chilometri dalle nostre famiglie in ossequio al miraggio del posto fisso, ottenuto attraverso la formula del “prendere o lasciare” e con la prospettiva o meglio l’incubo di doversi accontentare di vedere i propri figli/congiunti, per chissà quanti anni, solo in occasione dei lunghi ponti festivi.

Davanti a tutto la Sua reazione, signor Presidente del consiglio, che anziché dire, dopo avere colto che la riforma referendaria non è piaciuta alla maggior parte del paese, “Ho ricevuto il messaggio, riprendiamo il dialogo da dove non ci siamo capiti”, dà l’impressione di ritirarsi, sdegnato, facendo cadere il lavoro già svolto in relazione ai correttivi sui quali le parti sociali stavano raggiungendo un accordo; la sua arroganza, onorevole Puppato, che apostrofa come “decerebrati” quanti non hanno soddisfatto le sue aspettative il 4 dicembre; il vostro opportunismo, onorevoli/cittadini del Movimento Cinque Stelle, che dopo avere criticato la legge elettorale chiamata Italicum perché non permette a noi cittadini veri, non delegati, di scegliere da chi farci rappresentare, una volta fiutati i suoi eventuali vantaggi, affermate di volere andare alle prossime elezioni “il più presto possibile”, utilizzandole come randello verso gli altri partiti; voi tutti parlamentari di differenti orientamenti che sembrate già impegnati, a vostra volta, nello scaldare i motori per la prossima competizione elettorale.

In mezzo ai vostri calcoli politici noi elettori che, come tradizione, veniamo considerati ancora una volta un bacino di voti da saccheggiare per l’affermazione della gloria di un piccolo gruppo, poco importa se “cittadini o onorevoli”.

Allora, visto che un po’ tutti in questo frangente agite nella direzione del dare per avere e visto che chi vorrà andare a rappresentarci nel futuro parlamento sta già promettendo mari e monti, vorrei provare a mia volta a fare una proposta che capovolge l’ordine delle cose. Si tratta di una richiesta che qualcuno potrebbe trovare non accettabile, forse anche indecente.

Signori onorevoli, signori cittadini, volete per davvero, parlo della mia persona, ma credo di parlare a nome di tanti lavoratori della scuola e di altri comparti, volete per davvero la nostra fiducia per essere delegati attraverso il voto a rappresentarci nel prossimo Parlamento? Provate allora, in questo scorcio di tempo che porterà a nuove elezioni, a farci vedere concretamente, da subito, quanto siete capaci di fare, anche attraverso accordi con altre forze politiche, per andare a mettere riparo al disastro prodotto, in questi ultimi tre anni, da scelte scellerate nel campo dell’istruzione e non solo.

Voglio essere più preciso: proviamo per una volta ad invertire la sequenza ordinaria.

Attuate per prima cosa, e non in prossimità delle prossime elezioni, cambiamenti significativi alla legge sulla scuola ed in quel caso, solo in quel caso, noi insegnanti potremo considerare di accordarvi la fiducia che state per chiederci.

Mi rendo conto che quanto ho illustrato tende verso una china poco piacevole. Ma, ve l’assicuro, quanto vi sto proponendo non è tanto il malaffare del voto di scambio offerto in segreto nelle segrete stanze perché nessuno possa sentire, in difesa di presunti privilegi non dovuti. Niente affatto! Si tratta piuttosto della concessione della mia fiducia, della fiducia di noi insegnanti, in cambio di una prova concreta che quella fiducia sarà ben riposta.
E’ un’offerta di disponibilità alla luce del sole in cambio della ricostituzione di uno Stato di diritto che negli ultimi tre anni è stato abbondantemente calpestato e vilipeso e ha reso meno funzionale, meno giusta, meno efficace, soprattutto per i nostri alunni, l’azione di noi insegnanti.

Resto in attesa di una vostra fattiva risposta.

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