Rientrata per lavoro a Como sul treno non posso fare a meno di sentire i discorsi degli studenti pendolari che frequentano le scuole superiori.
Emerge come normalità convivere in un’aula scolastica con compagni che hanno la siringa nell’ astuccio, con gente che frequenta la scuola in condizioni di salute discutibili, con giovani che giovani non sono più.
A volte genitori assenti, a volte genitori esautorati da ritmi di lavoro pesanti o da precariato, preoccupati di pagare bollette e tasse sempre più alte, delle scadenze, che non riescono a seguire figli sempre più ostaggio di scuole a tempo pieno dove non studiano, ma si annoiano o sono indottrinati in martellanti narrative di una storia falsata, dove anche le scienze sono insegnate in modo discutibile, nozionismi per non ricordare nulla e obbedire nel futuro come nel mondo di Orwell in quanto incapaci di sviluppare un pensiero critico.
Insegnanti esautorati, privi di autorità, a volte annoiati , a volte stanchi, a volte impiegati perché anche loro devono sopravvivere, una scuola senza cultura, senza progetto, una scuola psicanalizzata per farla impazzire, una scuola digitale per fare da banca dati. Ma che roba è? Ma che Nazione è? Ma che civiltà è?
Durante il COVID la parentale è stata una salvezza, ora penso di trasferirmi permanentemente a est, in paesi normali dove ci sono fontane dedicate alle madri, alla famiglia, dove i libri non parlano di “biasmi” alla scuola elementare, dove mio figlio sarà libero di frequentare una scuola normale senza cellulari perché sono vietati.
Francesca Caricato