Manca poco alla formazione del nuovo Governo e il dibattito su chi sarà il nuovo Ministro dell’Istruzione si fa sempre più acceso.
Chi varcherà la soglia di viale Trastevere dovrà avere una cultura elevata perché dirigere un Ministero, quel Ministero, richiede fatica e impegno, alta responsabilità e una solida cultura, soprattutto giuridica, visto che tra le cose che gli verranno chieste c’è anche la semplificazione normativa e il completamento di quei processi di cambiamento avviati, come l’autonomia, che mirano a rendere la scuola italiana più competitiva. Chi potrà mettere mano in quel groviglio di leggi, norme, regolamenti, su cui si regge il mondo della scuola, se non un ministro di alto profilo, magari con una formazione giuridica?
Ci sono emergenze da sfidare e priorità da gestire.
Una delle emergenze più gravi del nostro Paese è quella dell’elevato numero di giovani che abbandonano gli studi (i cosiddetti N.E.E.T, acronimo inglese che significa “not Engaged in Education, Employment or Training”), perché è risaputo che i ragazzi che lasciano la scuola incorrono maggiormente in problemi di disoccupazione, povertà, emarginazione, devianza e disagio sociale.
L’altra è quella di ridurre il divario tra coloro che sanno e coloro che non sanno, affinché tutti i giovani abbiano quelle competenze che facilitano la transizione all’età adulta, alla cittadinanza attiva e alla vita lavorativa. Per fare questo bisogna puntare su una qualità elevata di tutti gli operatori della scuola, a principiar dal Ministro, ognuno nel proprio ruolo. La governance delle scuole, in termini di autonomia scolastica, che in Italia deve essere ancora valorizzata, costituisce un fattore essenziale da utilizzare per migliorare i livelli di apprendimento, per creare una scuola più moderna e competitiva e per ridurre quel disastroso mismatch tra la domanda e l’offerta di lavoro.
Il mondo della scuola è un mondo complesso, i suoi problemi sono vecchi e nuovi, sono problemi sistemici e gravi. Perché tutto funzioni è indispensabile che gli elementi che ne fanno parte siano ben coordinati tra loro, che ci sia coerenza tra tutte le azioni poste in essere; che gli scopi da raggiungere siano chiari ed esplicitati; che le risorse disponibili vengano usate in modo efficace.
Serve un Governo di alto profilo, ha detto Giorgia Meloni pochi giorni fa e, pronunciando quella frase, di sicuro pensava anche a un Ministro all’Istruzione di elevato livello culturale. Una persona che abbia un curriculum di spessore, che sappia essere un esempio per tutti, che abbia autorevolezza e motivazione.
L’Italia non può perdere l’occasione di avviare un processo virtuoso e, per realizzarlo, ha bisogno di politiche strategiche in termini di istruzione e formazione, di un sistema educativo forte e di qualità, che sappia guardare al mondo del lavoro, all’Università, all’Europa, al futuro.
Ivana Londero