Il ministero dell’Istruzione non sembra orientato a valutare gli insegnanti, ma solo a valorizzare il loro operato. A sentire il dicastero di Viale Trastevere sembra non avere fondamento, quindi, la posizione del Messaggero, che il 23 ottobre ha pubblicato un articolo nel quale si esprimeva l’intenzione dell’amministrazione di voler verificare la qualità della didattica messa in campo da maestri e prof. Anche con l’ausilio dell’Invalsi. Se il Ministero prende le distanze da questa ipotesi, ai presidi, invece, l’idea sembra non dispiacere. E sempre loro, i capi d’istituto si candidano ad assumere un ruolo attivo nella valutazione dei loro insegnanti. Almeno questa, sembra essere la posizione del presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli.
Il numero uno dell’Anp ha detto all’Ansa che “è necessario dare un ruolo maggiore ai presidi e ai comitati di valutazione interni alle scuole”, mentre ha preso le distanze da un eventuale coinvolgimento dell’Istituto nazionale di valutazione nell’operazione.
Per verificare la qualità della didattica prodotta dai singoli docenti, ha sottolineato Giannelli, “i risultati delle prove Invalsi non sono direttamente utilizzabili. L’Invalsi è uno strumento diagnostico, serve per decidere la metodologia didattica da utilizzare nelle scuole, dai risultati degli studenti non è direttamente deducibile il valore del professore”.
Il presidente nazionale del primo sindacato dei presidi punta poi il dito contro l’esiguo numero di ispettori: “abbiamo un contingente ispettivo quasi inesistente, servirebbe un ispettore ogni dieci scuole (quindi 800 persone), mentre sono 40 di ruolo e una sessantina temporanei”.
Giannelli, ricorda, come ha più volte sottolineato La Tecnica della Scuola, che a questo scopo “non possono essere utilizzate le risorse del Pnrr, che è una spesa una tantum, va bene per l’edilizia, per piano straordinario di aggiornamento, non per il personale”.
In conclusione, per il sindacalista Anp servono stanziamenti finalizzati a rimpolpare gli organici di questa figura professionale.
“Senza risorse non si va da nessuna parte”. Soldi che, però, in questo momento il Governo non appare in grado di potere assegnare, considerando che non vi sono nemmeno per portare tre cifre l’aumento stipendiale in vista del rinnovo del contratto che insegnanti e Ata attendono ormai da tempo. E intanto il gap rispetto ai presidi aumenta.
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