Nellla polemica sui voti della maturità interviene anche Mario Pittoni, responsabile istruzione per la Lega Nord.
“Per garantire agli studenti di essere valutati allo stesso modo indipendentemente da dove risiedono – sostiene Pittoni – non basta inserire alla maturità una prova unica svolta e corretta al computer, come propone qualcuno”.
Il tema, in effetti, è complicato anche se la bassa percentuale di lodi alla maturità che si riscontra in alcune aree del Paese che invece i test internazionali di valutazione piazzano in posizione di verticie pone non pochi problemi; una soluzione unica e definitiva forse non esiste proprio, ma Pittoni qualche idea ce l’ha: “Durante la scorsa legislatura abbiamo depositato un disegno di legge di riforma dei meccanismi concorsuali che, partendo dalla selezione dei docenti, punta a ottenere omogeneità di valutazione sul territorio a tutti i livelli”.
L’idea di Pittoni parte insomma dall’assunto che essendo molto difficile se non addirittura impossibile realizzare un modello “oggettivo” di valutazione durante il percorso scolastico (esame di maturità, prove Invalsi, test di ammissione all’università) tanto vale intervenire a posteriori e cioè nel momento in cui il giovane diplomato o laureato entra nel mercato del lavoro. E infatti la proposta è proprio un tentativo di arginare una delle conseguenze principali della differenza di valutazione che – oggi – pesa in modo decisivo nei concorsi pubblici e nell’accesso all’università.
“Il progetto – spiega Pittoni – punta a creare un precedente, al quale poi attingere per rivedere l’intero sistema di assunzione nella pubblica amministrazione. I concorsi resterebbero nazionali (in linea con la Costituzione), ma a gestione regionale, con i candidati liberi di scegliere in quale regione eleggere il proprio ‘domicilio professionale’ (norma europea già recepita dall’Italia) senza vincolo di residenza, per poi confrontarsi ad armi pari con gli altri iscritti nella stessa regione”.
“In tal modo – conclude Pittoni – il candidato bravo, ma di un territorio dove i bravi sono tanti, potrebbe essere spinto a iscriversi nella regione vicina, che magari ha meno bravi e offre più opportunità di lavoro. A quel punto però gli iscritti nell’altra regione avranno tutto l’interesse a darsi da fare per crescere professionalmente e non farsi sfuggire l’opportunità, avviando così un percorso virtuoso a vantaggio della qualità generale”.