Si continua a parlare di voti a scuola e della loro possibile eliminazione. Stavolta ad essere favorevole ad una didattica priva di voti numerici è una docente di un liceo scientifico di Torino, come riporta La Stampa. “Il voto è un generatore d’ansia. È solo apparenza, è come un vestito. Quello che conta è la sostanza”, questa la sua filosofia.
La docente ha deciso di avviare un progetto di scuola senza voti con la sua classe, una prima superiore, dove è arrivata a settembre di quest’anno. Il progetto durerà fino a giugno e oltre a lei (che insegna geostoria) si sono aggregati gli insegnanti di scienze, sostegno e inglese della stessa classe.
La prof sceglie la valutazione formativa
“I voti appiattiscono tutto. Un 7 preso da uno studente con difficoltà non vale quanto quello preso da chi è in posizione privilegiata. Con la valutazione formativa posso evitare l’omologazione numerica. Come docente mi sento più corretta. A fine anno la mia classe vedrà trasformata la valutazione formativa in numeri, secondo una tabella ben precisa”, ha spiegato.
“Stiamo vivendo una commercializzazione del voto, una corsa al 10. Sento spesso genitori chiedere ai figli perché abbiano preso ‘solo’ 9. Ci sono ragazzi che piangono per un 7. Il problema è che le famiglie pensano che i voti siano segno della loro capacità genitoriale. Ma questo non fa altro che alimentare l’ansia degli studenti, che hanno paura di deludere queste aspettative. Ed è sbagliato, anche perché non tutti partono dallo stesso livello, Hanno quasi tutti firmato il mio progetto, tranne una famiglia. Io non vendo ricette perfette, non so se funzionerà. A fine anno valuteremo”, ha concluso, chiarendo che si tratta di una vera e propria sperimentazione.
Cos’è la valutazione formativa
“La valutazione iniziale – spiega l’esperto di pedagogia e didattica Giovanni Morello – serve per stabilire se gli alunni hanno i prerequisiti per affrontare un argomento: non può esserci infatti vero apprendimento se non c’è la capacità dello studente di agganciarsi alle vecchie conoscenze e competenze per affrontare le nuove. Allora i prerequisiti servono per chiarire se possiamo avventurarci tra nuovi concetti o se dobbiamo al contrario fermarci e recuperarne di vecchi, senza darli per assodati”.
“Per valutazione formativa – continua l’esperto – intendiamo non una valutazione dell’apprendimento ma una valutazione in funzione dell’apprendimento. La valutazione formativa serve per capire per tempo, mentre l’apprendimento è in corso, se i concetti sono chiari, se ci sono dei dubbi su certi aspetti. Ed è una valutazione che ha un impatto molto positivo sull’apprendimento degli studenti”.
Il corso
Su questi argomenti il corso Valutare con l’intelligenza artificiale generativa, a cura di Mara Fornari, in programma dal 4 dicembre.