L’ordinanza ministeriale emanata nella mattinata del 16 maggio ha ribadito che alla scuola primaria si dovrà utilizzare anche quest’anno il voto numerico, nonostante la richiesta formale avanzata dal CSPI.
Non è detto però che la “battaglia” per consentire alle scuole di ricorrere a strumenti diversi (per esempio a un giudizio descrittivo complessivo) sia chiusa. Tutt’altro.
E’ di poche ore fa, infatti, un comunicato di Camilla Sgambato, responsabile scuola del Partito democratico, che chiede che “in sede di conversione del D.L. 22/2020 prevista nei prossimi giorni in Parlamento siano adottati quegli emendamenti utili a rendere più semplice, equa e formativa la valutazione dei nostri piccoli allievi dai 6 ai 10 anni fin dal corrente anno scolastico”.
Ed è di questi giorni anche una nuova presa di posizione dell’Unicobas che sottolinea la necessità di non dimenticare la “lezione” contenuta nella legge 517 del 1977 in cui già si parlava di collegialità e “valutazione formativa”.
Quella legge, ricorda l’Unicobas, “arrivava a conclusione di un dibattito pedagogico e culturale di grande spessore, che aveva coinvolto per anni pedagogisti, scuole, insegnanti e genitori che, nel rispetto dei ruoli, collegialmente sperimentavano e innovavano”
“In quella legge – sottolinea ancora il sindacato di base – l’esaltazione del valore formativo della valutazione passava per la programmazione degli interventi didattici ed educativi, per la ‘garanzia’ agli alunni diversamente abili di percorsi di integrazione anche attraverso l’individualizzazione della didattica, per l’assegnazione di risorse congrue e specifiche”.
Per la verità sulla necessità di riaprire il dibattito sul tema della valutazione riferendolo non solo alla scuola primaria ma a tutta la scuola del primo ciclo si sta formando un fronte molto ampio, a partire dalle associazioni professionali (MCE, CIDI, Aimc, Legambiente e altre ancora) che hanno sottoscritto un documento in tale senso, fino allo stesso Partito democratico che – proprio attraverso Camilla Sgambato – fa sapere che è arrivato il momento di riscrivere le regole relative alla “modalità della valutazione nella scuola del primo ciclo, che furono già oggetto di un intervento legislativo improvviso e regressivo con il decreto legge 137 del 2008″.
Martedì 19 riprenderà presso la Commissione Cultura del Senato l’esame del decreto legge 22; uno dei nodi riguarda proprio l’emendamento presentato da alcuni senatori del PD per ottenere che almeno per quest’anno, le scuole primarie possano fare a meno di usare il voto numerico. C’è attesa per le sorti di questa proposta perché un suo accoglimento servirebbe non solo a risolvere un problema contingente, ma anche a mettere le basi per una revisione delle norme in vigore come chiedono in tanti, dalle associazioni professionali fino ad alcuni sindacati rappresentativi e all’Unicobas.
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