Uno degli oggetti dell’ennesima protesta studentesca è il peso dato al voto di condotta e considerato eccessivo. E brutalmente dico: allora c’è qualcuno che a scuola vuole fare alto e basso come gli pare ed infrangere le norme del vivere civile senza portarne le conseguenze.
E non solo a scuola…
L’italico popolo di santi, poeti e navigatori condivide con altre etnie stanziate sul mare nostrum di romana memoria una “mediterraneità” che lo contraddistingue: più o meno malcelata insofferenza alle regole (genio e sregolatezza?), un quasi patologico bisogno (sfrenato?) di dar sfogo a fantasie, impulsi ed istinti.
Già, ma così facendo dove si approda? Si approda ad una scuola dove si impara sempre meno, così chi poi va all’università non passa gli esami e chi cerca lavoro non lo trova.
Ma non basta: altro oggetto del contendere è l’aziendalizzazione dello studio. Salvo poi protestare che la scuola non prepara bene alla vita, anche quella lavorativa.
Morale: il Governo tira in una direzione, alcuni fruitori della pubblica (dis)truzione tirano in direzione opposta. Della serie: non va mai bene nulla.
Ma siamo sicuri che la scuola sia ancora un luogo di studio? Perché se così non è più basta dirlo, ma occorre dirlo, onestamente. Così chi vuole studiare le sacrosante materie di una volta sa regolarsi e a scuola NON ci va più!
Daniele Orla
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