E’ iniziato oggi 16 settembre alla Camera l’esame conclusivo della “Riforma Valditara” sul voto di condotta e la valutazione del comportamento.
La seduta si è aperta con la presentazione del disegno di legge da parte della deputata Grazia Di Maggio (FDI) che, dopo aver illustrato i tre articoli che formano il, ha sottolineato che, tra i tanti obiettivi, il ddl “si pone anche quello di andare a restituire dignità e autorevolezza ai docenti e, dall’altro lato, una maggiore responsabilità, quindi un peso maggiore nella responsabilità comportamentale degli studenti, i quali avranno la possibilità, d’ora in avanti, di comprendere anche l’entità dei propri comportamenti sbagliati, non più lontano e fuori dalla scuola, ma all’interno della scuola e grazie alla scuola stessa”.
Di Maggio ha anche evidenziato che i 64 emendamenti proposti nel corso dell’esame in Commissione sono stati tutti respinti.
Ed ha anche ricordato che le norme in materia di valutazione del comportamento degli studenti della scuola secondaria dovranno essere oggetto di una apposita modifica dello Statuto degli studenti e delle studentesse del 1998, modifica che dovrà essere adottata con un regolamento governativo da approvarsi entro 180 giorni a partire dalla data di entrata in vigore della legge.
Dopo la relazione della deputata Di Maggio si sono susseguiti tre interventi di altrettanti parlamentare dell’opposizione (Paolo Ciani del PD, Elisabetta Piccolotti di AVS e Antonio Caso del M5S).
Ciani non ha usato mezzi termini e, rivolgendosi alla maggioranza di Governo, ha detto: “State adottando questo provvedimento perché non considerate la scuola né come un servizio pubblico funzionale alla rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona, né come un luogo in cui si promuove lo sviluppo della cultura e la formazione della personalità ma, semplicemente, come un contesto lavorativo; un posto di lavoro – che, ovviamente è, ma è anche molto di più – a cui volete restituire serenità con gli strumenti previsti in questo provvedimento. E lo volete fare attraverso le sanzioni, rendendo più rigido e burocratico l’intero sistema di irrogazione delle sanzioni e tralasciando il valore educativo e formativo che ogni sistema di valutazione di una personalità in formazione – come gli studenti sono – deve far proprio”.
Ma ha anche ricordato che nel passaggio in Commissione si era svolto un lungo ciclo di audizioni che aveva coinvolto sindacati, associazioni, pedagogisti e studenti; “da ogni parte, anche da soggetti molto diversi tra loro – ha detto Ciani – si è levata una riflessione comune sulla necessità di rivedere le sue previsioni e sulla sua scarsa adeguatezza”.
Ciani ha anche aggiunto che con questa legge “agli episodi di violenza che hanno coinvolto studenti, famiglie e docenti si è scelto di rispondere con la sanzione e la punizione, mentre l’obiettivo dovrebbe essere, a fianco di una sanzione, quello di sviluppare realmente – e non solo attraverso un compito scritto – una cittadinanza solidale, facendo crescere nei giovani il valore e il rispetto dell’altro, assegnando al voto una funzione formativa finalizzata al cambiamento, in nome del senso repubblicano e democratico di una scuola per tutti e tutte, a sostegno e beneficio anche di chi cresce e nasce in un ambiente difficile, di chi ha meno mezzi economici e culturali, di chi sta affrontando difficoltà, anche molto serie”.
Elisabetta Piccolotti (AVS) si è soffermata su un dato: “In tutti questi mesi, io non ho letto una sola intervista di un solo pedagogista che spiegasse che il ritorno dei giudizi sintetici e l’inasprimento delle norme che regolano il voto in condotta potesse provocare qualche miglioramento nei rapporti fra gli studenti, la comunità educante e il mondo scolastico. Non c’è stata una sola intervista, perché di fatto – questo lo affermo io – si tratta semplicemente e tout court del ritorno a un modello di scuola vecchio, superato, e che tutti avevano, negli ultimi decenni, individuato come parte del problema e non come parte della soluzione”.
Ed ha aggiunto: “Fa un po’ impressione che questo Paese nel 2024 debba avere come Ministro il Ministro Valditara, che in ogni sua intervista dichiara, di fatto, la propria ossessione per il Sessantotto, cioè per eventi politici e fatti, anche culturali e civili, che si sono svolti quasi sessant’anni fa e che, secondo lui, sono di fatto la ragione della fragilità dei ragazzi di oggi, la ragione delle difficoltà che incontra l’istituzione scolastica e, infine, anche la ragione, più o meno, di ogni male. Questo perché è talmente alta la frequenza con cui cita il Sessantotto che viene da percepire, da comprendere, che il Ministro pensi che qualsiasi stortura della società attuale sia dovuta a quegli anni di ribellione che i giovani di allora – ormai non sono più giovani, da tanto tempo – misero in atto contro istituzioni scolastiche e istituzioni, più in generale, civili, che avevano sì tante regole, ma avevano tante regole incomprensibili, autoritarie e assolutamente inutili dal punto di vista della crescita delle persone- Per fortuna quelle regole sono state abbattute e penso che oggi dovremmo essere tutti in condizione, sessant’anni dopo, di fare, invece, una riflessione che ci porti a comprendere non come si può tornare indietro ad annullare sessant’anni di storia, ma come si possono, invece, aiutare dei ragazzi che oggi manifestano tantissime difficoltà e tantissime fragilità”.
Secondo Antonio Caso (M5S), questo ed altri provvedimenti mostrano come “l’azione e l’indirizzo di questo Governo vadano verso la definizione di un’idea malsana della società, basata sull’intolleranza e rigore, la limitazione del dissenso, verso un modello educativo che mira ad addestrare gli studenti (sono state utilizzate proprio queste parole nei provvedimenti); quindi, un modello educativo che mira ad addestrare gli studenti anziché alimentare un pensiero critico”.
Meglio avrebbe fatto Valditara – ha rilevato Caso – ad occuparsi dei problemi veri che il sistema scolastico sta affrontando dalla questione del precariato e del reclutamento dei docenti.
“Ma poi – ha aggiunto il deputato 5S – dovremmo parlare anche della vergognosa gestione dei titoli e certificazioni estere, in particolar modo per quanto riguarda il sostegno; dei nuovi percorsi avviati tramite l’INDIRE; dei vari escamotage che produrranno e stanno già producendo nuove discriminazioni tra docenti che si troveranno ad avere lo stesso titolo, ma avranno seguito percorsi completamente differenti che, quindi, daranno loro una preparazione totalmente diversa”.
“Ma al peggio non c’è mai fine perché – ha detto ancora Caso – oltre al reclutamento dei docenti, dovremmo parlare anche dell’incapacità del Ministro, dimostrata nella pessima gestione del concorso dei dirigenti scolastici. Grazie all’azione di questa maggioranza, i partecipanti al concorso ordinario si stanno vedendo superati dai colleghi del corso-concorso straordinario. Quindi, anche quelli che avevano sostenuto la prova e non l’avevano superata, che hanno presentato ricorso, ora improvvisamente, con vari escamotage, si trovano davanti a chi aveva e sta facendo invece il concorso ordinario”.
“Ma la lista è lunga e potrebbe continuare ancora per molto – ha concluso Caso – e non per nulla, nel mondo della scuola, il Ministro si è guadagnato il soprannome di “Valdisastro”. In tutto questo, quindi, mentre si gettava il mondo scolastico in un caos senza precedenti, il Ministro Valditara e il Governo Meloni si preoccupavano di tirare fuori inutili e dannosi provvedimenti per piazzare le loro bandierine ideologiche, un po’ come questo provvedimento”.
L’esame del provvedimento proseguirà nella giornata del 17. Non è da escludere che in serata si possa anche arrivare al voto conclusivo.
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