La riforma del voto di condotta e della valutazione del comportamento voluta da Valditara sta raccogliendo critiche anche al di fuori dei confini nazionali.
In un recente articolo, il quotidiano britannico “The Guardian” arriva addirittura a paragonare le nuove regole sul voto di condotta e in particolare la bocciatura degli alunni che si comportano male sono “simili a una misura introdotta per la prima volta dal governo fascista di Benito Mussolini nel 1924.
Verrebbe quasi da osservare che la legge appena approvata dal Parlamento sembra quasi voler “celebrare” e ripristinare la scuola severa e selettiva voluta esattamente un secolo fa dal ministro Giovanni Gentile.
Ma certamente così non è anche perché in più circostanze il ministro Valditara ha dichiarato di non nutrire particolare amore per il sistema scolastico gentiliano.
Resta il fatto, indiscutibile, che le nuove misure cancellano le vecchie regole nate negli anni ’70.
Va anche detto che la questione del voto di condotta ha rappresentato spesso una linea di demarcazione fra una visione autoritaria della scuola e una visione più liberale e democratica.
Nelle pagelle del “ventennio”, infatti veniva attribuito il voto (anzi, ad essere precisi il “giudizio” che andava dall’insufficiente al lodevole) alla “disciplina (condotta)”; per un certo periodo era stato introdotto anche i giudizio di “volontà e carattere”.
Nel 1945, negli ultimi mesi di guerra, il Ministero dell’Istruzione provvede ad approvare i Programmi per la scuola elementare ai quali aveva espressamente lavorato il pedagogista statunitense Carleton Whasburne che si ispirava al pensiero di John Dewey e che era stato inviato in Italia dal Governo americano dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, come alto ufficiale delle truppe alleate.
Ai programmi era allegato anche il nuovo modello di pagella che prevedeva l’attribuzione dei voti numerici (dallo 0 al 10, veniva precisato); ma fra le voci non compariva assolutamente la condotta: era un modo netto e inequivocabile per chiarire che la scuola andava “defascistizzata”.
Nel 1956, a seguito dell’entrata in vigore dei nuovi programmi voluti dal ministro Ermini, venne introdotto nella pagella il voto, non di condotta, ma di “comportamento, educazione morale e civile”.
C’è ora da capire fino quando durerà il “modello Valditara”: sopravviverà ad eventuali cambi di maggioranza o verrà cancellato quando al Governo ci sarà una nuova coalizione politica?
Non lo sappiamo, quello che è certo è che la novità dovrà essere verificata e validata: davvero potrà contribuire a ridare autorevolezza e prestigio ai docenti e a diminuire in modo significativo gli episodi di violenza nei loro confronti?
Lo vedremo nei prossimi mesi.
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