La FLC CGIL, l’Unione Degli Studenti, la Rete degli Studenti Medi e il Coordinamento Genitori Democratici, insieme, dalle diverse prospettive che rappresentano nel mondo della scuola, intendono lanciare l’allarme rispetto alla scelta annunciata dal Ministro Valditara che, di fronte alla deriva sociale e culturale che abbiamo potuto constatare nei recenti episodi di violenza giovanile, ha scelto la via più breve e più comoda. Si punta a un progetto di scuola autoritaria in cui lo strumento di contrasto principale diventa il voto in condotta.
La FLC CGIL considera inefficace l’inasprimento degli effetti della valutazione del comportamento di studentesse e studenti sulla valutazione complessiva del loro processo di apprendimento: si rischia di utilizzare la punizione senza predisporre strumenti e condizioni accoglienti per educare con più tempo scuola e maggiore supporto educativo, proprio i ragazzi e le ragazze che ne hanno maggior bisogno, soprattutto nei contesti in cui mancano il supporto familiare e la cultura del rispetto alla convivenza democratica.
Secondo l’Unione Degli Studenti (UDS) il modello di scuola che il Ministro Valditara sta costruendo è privo di qualunque obiettivo formativo mentre è urgente immaginare una riforma nazionale della didattica e della valutazione, rinnovare e ripensare le modalità con cui si svolgono le lezioni e smantellare il processo valutativo numerico basato sulla prestazione, individuando nell’autovalutazione integrata e in forma narrativa e trasparente lo strumento di confronto e cooperazione tra docente e studente. Questo è solo uno dei motivi per cui l’UDS ha proclamato lo sciopero studentesco il 17 novembre, data in cui gli studenti scenderanno in tutte le piazze del paese, contro la scuola del merito, della competizione e delle disuguaglianze.
La Rete degli Studenti Medi considera la proposta del Ministro basata su un progetto di scuola punitiva e repressiva che premia i migliori e punisce chi migliore non è o, meglio, chi non ha gli strumenti per esserlo. La riforma annunciata del voto in condotta e delle sanzioni disciplinari è una proposta costruita attorno all’idea dello ‘scolaro’ a cui bisogna insegnare la disciplina e l’autorità. Non si vede traccia dello studente considerato come parte attiva della società. È, peraltro, inaccettabile modificare lo statuto delle studentesse e degli studenti senza convocare le organizzazioni che proprio quello statuto hanno voluto. Colpisce anche l’utilizzo che si fa dell’educazione civica, trasformata in una sorta di debito e strumento di inquadramento dello studente in una dimensione di ordine e “retta condotta”, come materia che educa alla morale e non ad un approccio problematico alla realtà.
Per il Coordinamento Genitori Democratici (CGD) la politica degli annunci generici privi di proposte definite ma in grado di sollecitare sondaggi sommari sul gradimento degli italiani non aiuta la collaborazione con le famiglie per affrontare il nodo profondo del malessere che attraversa la nostra scuola. Si tratta di ipotesi imprecise che preoccupano e aprono una serie di domande. Quale autonomia progettuale avranno le scuole nel definire proprie griglie di valutazione rispetto alle indicazioni ministeriali? In che cosa consiste l’esame di riparazione per coloro che nello scrutinio finale avranno conseguito il 6 in condotta? Sarà riformato in modo unilaterale lo Statuto delle studentesse e degli studenti che declinava le forme di giustizia “riparativa”? Inoltre, secondo il Coordinamento, l’assimilazione, attraverso un voto che “fa media”, del comportamento ad una disciplina curricolare, trascura la complessità di una rete di relazioni e di valori, sottesa ai comportamenti. Una politica scolastica di punizioni e sanzioni difficilmente è in grado di rispondere ai fenomeni di crisi educativa che emergono con sempre maggiore frequenza e, nell’illusione di recuperare il prestigio perduto, rischia di rendere il mondo della scuola sempre più autoreferenziale.
FLC CGIL, Unione Degli Studenti, Rete degli Studenti Medi e Coordinamento Genitori Democratici, considerano fondamentali il confronto pedagogico, il processo formativo e la relazione educativa e ritengono che non si possa arrendersi a istanze di tipo coercitivo e sanzionatorio in cui, peraltro, anche le attività aggiuntive e di volontariato sono inserite nel novero delle sanzioni disciplinari. Ritengono inaccettabile modificare il D.P.R 22 giugno 2009 n.122, relativo alla valutazione degli apprendimenti e del comportamento, e il D.P.R 24 giugno 1998 n. 249, recante lo “Statuto delle studentesse e degli studenti” senza nemmeno convocare e confrontarsi con le organizzazioni che proprio quello statuto lo hanno voluto e conquistato. È necessario un immediato confronto reale con chi la scuola la fa e la vive prima che gli annunci da parte del Ministero dell’Istruzione si tramutino in un provvedimento propagandistico e controproducente.
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