“Si punta a un progetto di scuola autoritaria in cui lo strumento di contrasto principale diventa il voto in condotta”: così in un comunicato congiunto affermano Flc-Cgil, l’Unione Degli Studenti, la Rete degli Studenti Medi e il Coordinamento Genitori Democratici, dando in qualche modo la stura alle polemiche sul voto in condotta.
Ma chiedono pure “un immediato confronto reale con chi la scuola la fa e la vive prima che gli annunci da parte del Ministero dell’Istruzione si tramutino in un provvedimento propagandistico e controproducente”.
In modo particolare la Flc Cgil: “Si rischia di utilizzare la punizione senza predisporre strumenti e condizioni accoglienti per educare con più tempo scuola e maggiore supporto educativo, proprio i ragazzi e le ragazze che ne hanno maggior bisogno, soprattutto nei contesti in cui mancano il supporto familiare e la cultura del rispetto alla convivenza democratica”.
Per cui questo provvedimento sarebbe per la Cgil di Maurizio Landini “inefficace” come tutte le norme che inaspriscono gli effetti della valutazione del comportamento.
Più sottili i vertici di “Genitori democratici”: “Si tratta di ipotesi imprecise che preoccupano e aprono una serie di domande. Quale autonomia progettuale avranno le scuole nel definire proprie griglie di valutazione rispetto alle indicazioni ministeriali? In che cosa consiste l’esame di riparazione per coloro che nello scrutinio finale avranno conseguito il 6 in condotta? Sarà riformato in modo unilaterale lo Statuto delle studentesse e degli studenti che declinava le forme di giustizia riparativa?”.
E ancora, quale senso dare all’assimilazione, attraverso un voto che “fa media”, del comportamento ad una disciplina curricolare, trascurando la complessità di una rete di relazioni e di valori.
Sembra intanto, come si legge dal Fatto Quotidiano, che gli studenti vogliano scendere in piazza, in occasione del 17 novembre, contro questa che è troppo semplice chiamare “riforma Valditara”: “Il modello di scuola che il ministro Valditara sta costruendo è privo di qualunque obiettivo formativo mentre è urgente immaginare una riforma nazionale della didattica e della valutazione, rinnovare e ripensare le modalità con cui si svolgono le lezioni e smantellare il processo valutativo numerico basato sulla prestazione, individuando nell’autovalutazione integrata e in forma narrativa e trasparente lo strumento di confronto e cooperazione tra docente e studente”.
Anche la “Rete degli studenti medi” in trincea: “È inaccettabile modificare lo statuto delle studentesse e degli studenti senza convocare le organizzazioni che proprio quello statuto hanno voluto. Colpisce anche l’utilizzo che si fa dell’educazione civica, trasformata in una sorta di debito e strumento di inquadramento dello studente in una dimensione di ordine e “retta condotta”, come materia che educa alla morale e non ad un approccio problematico alla realtà. Di fronte alla deriva sociale e culturale registrata nei recenti episodi di violenza giovanile, il ministro ha scelto la via più breve e più comoda”.