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Voto in condotta: sbagliano gli alunni, ma anche i docenti

Gentile redazione

con riferimento alla circostanza kafkiana del 9 in condotta assegnato agli alunni che avevano sparato pallini di gomma durante la lezione a una docente di una scuola di Rovigo, credo che vadano messi alcuni punti fermi.

  1. Il voto di comportamento assegnato agli alunni colpevoli di quel gesto ignobile, se da un lato ha suscitato legittimo scalpore nei media e nell’opinione pubblica tanto da far assurgere la notizia alla ribalta delle cronache nazionali, ha messo nel contempo in cattiva luce l’intera scuola italiana, neanche ce ne fosse così bisogno. Fortunatamente è intervenuto il dicastero guidato da Valditara e l’istituto ha provveduto a metterci una pezza, ma ormai la frittata era fatta. Ancora una volta la scuola italiana ha perso credibilità: questo è il punto. Questione di opinioni? Proviamo allora a riflettere un istante su come il cittadino medio avrà interpretato questo episodio, sulle domande che si sarà posto: ma come, tanto clamore, una docente bullizzata con gli alunni che si sono fatti belli di postare le immagini sui social per deriderla e ai ragazzini responsabili avete dato pure il 9 in condotta? A questo punto – credo di interpretare il pensiero di molti – i docenti hanno quel che si meritano. Pretendono rispetto, invocano un maggior prestigio sociale e si comportano in questo modo? Da docente domando: sarebbero proprio in torto marcio se la pensassero in questi termini?
  2. Già, i docenti. Spesso in questi frangenti e non solo, il dito accusatore viene puntato contro i dirigenti scolastici. E spesso – va detto – non a torto: non di rado, come minimo tracciano il solco, segnano la via – quella del buonismo esasperato verso gli alunni – che poi molti docenti, supinamente e talvolta acriticamente, immancabilmente seguono. Però…c’è un però. Il dirigente può allungare il braccio come un condottiero a indicare la via, è vero, ma, come tutti sanno, è il consiglio di classe ad essere sovrano. Ergo, in uno scrutinio non decide il ds, ma il consiglio, sempre che quest’ultimo voglia esercitare la facoltà che gli compete, magari mostrando un po’ di attributi se il ds pretende di far la voce grossa debordando dal perimetro della propria competenza e del proprio legittimo raggio d’azione. E vengono i brividi, allora, a pensare a quel consiglio che, facendo leva sulla “redenzione”(?) degli alunni in questione, ha assegnato un bel 9 in condotta ai “poveri ragazzi”. Come se non fosse accaduto nulla: già perché il 9 in condotta se lo ritrovano in pagella moltissimi alunni che hanno mostrato un comportamento ineccepibile durante tutto l’anno scolastico. E vien da chiedersi se quei docenti abbiano pensato anche solo per un istante che in quel modo avrebbero rifilato un sonoro schiaffo alla collega già vilipesa e bullizzata, la quale ha infatti sottolineato di non aver ricevuto alcuna solidarietà dai colleghi. Cara professoressa Finatti, sa cosa le dico? Che non ne sono sorpreso. La solidarietà tra docenti, quella concreta, fattiva, non quella espressa a parole – parlo per esperienza personale – esiste sì, ma è diffusa e abbondante quanto lo è il rodio tra i metalli.
  3. La normativa sui voti in condotta andrebbe almeno in parte riscritta. E andrebbe fatto avendo un obiettivo su tutti da raggiungere: evitare il caos oggi imperante, di cui l’episodio di Rovigo costituisce solo la proverbiale punta dell’iceberg. La griglia di valutazione con relativi descrittori andrebbe stilata dal ministero, nel modo più chiaro ed esauriente possibile, per evitare quell’apoteosi di arbitrarietà in cui ci troviamo oggi nella “scuola dell’autonomia”. Poi andrebbe chiarito in modo perentorio che è responsabilità dei ds se quei descrittori, cui corrispondono i voti in condotta, vengono bellamente ignorati. Oggi impera il caos, non solo “interscuola”, ma anche “intra”, ovvero nello stesso istituto, dove si assiste a valutazioni straordinariamente disomogenee. Scrutini in cui le griglie di valutazione vengono del tutto – sottolineo: del tutto – obliate, come se non esistessero. Alunni in situazioni disciplinari molto simili che portano a casa l’uno 9, l’altro 6. E poi i 10 come se piovesse, affibbiati alle belle statuine che vengono premiate con la massima votazione per il solo fatto di non aver rotto l’anima ai docenti, come se tanto bastasse per un 10, là dove gli stessi descrittori dicono ben altro. Da un simile caos scaturisce anche l’abominio di quel 9 agli alunni di Rovigo, sempre con il contributo fondamentale dei docenti. Gentile ministro Valditara, imponga ordine, chiarezza e rigore su questa materia per porre finalmente un argine a una deregulation che ha da tempo assunto proporzioni assurde e devastanti, con conseguenze esiziali per gli stessi studenti.

Sergio Mantovani

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