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Voto in condotta, un ds: “Lo abolirei, servono docenti formati. Elaborato alla maturità per chi ha sei? Domanda in più”

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Come abbiamo scritto, dopo la firma del ministro Valditara all’Ordinanza ministeriale che definisce le modalità di svolgimento dell’Esame di Stato per l’anno scolastico 2024/2025, gli studenti prossimi alla maturità sono sul piede di guerra soprattutto per la questione del sei in condotta.

Maturità 2025, cosa succede a chi ha sei in condotta

L’ordinanza stabilisce che solo chi ottiene almeno 9 in condotta potrà aspirare al massimo punteggio nei crediti scolastici. Chi scende sotto la sufficienza sarà escluso dall’esame, mentre coloro che ricevono un 6 dovranno presentare un elaborato su cittadinanza attiva e solidale. Le nuove disposizioni non riguardano solo episodi di bullismo o violenza contro docenti e compagni, ma colpiscono anche gli studenti che partecipano a occupazioni scolastiche.

Maturità 2025, l’elaborato per chi ha sei in condotta servirà a qualcosa?

Il dirigente scolastico di un istituto di Firenze ha detto la sua ai microfoni de La Repubblica. Ecco cosa pensa del voto in condotta: “Fosse per me lo abolirei. E non perché non ci sia un problema di comportamento dei ragazzi, ma perché non è il voto che lo risolve. Il lavoro educativo è complesso, il voto in condotta rischia di essere solo una semplificazione”.

Ecco cosa serve secondo lui: “Docenti formati sul lavoro psicologico e sociale, psicologi che supportano la scuola per un ascolto e un dialogo più profondo con i ragazzi. Il voto in condotta non è sufficiente. Anzi, punizioni e sospensioni a volte creano il personaggio, diventano medaglie al petto dei bulli se non si lavora sulle cause della violenza”.

“L’occupazione è illegale e impedisce a chi non è d’accordo di andare a scuola: la scuola deve sanzionare gli studenti e loro se ne devono assumere la responsabilità. Ma fargli perdere l’anno con un 5 in condotta mi pare irragionevole”, ha aggiunto.

E, sull‘elaborato che dovrà produrre chi ha sei in condotta alla maturità: “Sembra un atto simbolico e temo si risolverà con una domanda in più alla maturità, senza che il ragazzo capisca nulla del suo errore e della strada per cambiare”.

Redazione

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