La notizia è succulenta anche se per commentarla in modo completo sarà opportuno disporre di dati più precisi.
La sottosegretaria Paola Frassinetti ha annunciato di “voler rimettere i voti alla primaria”.
Non è da escludere che il Ministro possa assecondarla su questa strada e che nel provvedimento sul voto di comportamento e nella scuola secondaria venga inserita una disposizione in tal senso.
Disposizione che, tecnicamente, sarebbe molto semplice da adottare: basterebbe infatti scrivere un piccolo comma in cui si dica che “l’articolo 1 comma 2 bis del DL 22/20202 è abrogato”.
E così, in men che non si dica si tornerebbe alle regole introdotte dalla ministra Gelmini nel 2008.
Curiose le motivazioni addotte dalla sottosegretaria: “Noi vogliamo che la scuola torni a essere un ascensore sociale che è nel dna della destra. Non possiamo far sì che sia soltanto il portafoglio dei genitori a determinare il percorso dello studente”.
Per la verità l’idea di far sì che la scuola svolga una funzione di ascensore sociale e che gli esiti scolastici non dipendano dal “portafoglio dei genitori” non sta esattamente nel DNA della destra ma è scritta nella Costituzione ed era stata fermamente sostenuta, tra gli altri, da quel Don Lorenzo Milani che invece, per molti uomini e molte donne di destra, sarebbe il diretto responsabile del progressivo degrado del nostro sistema scolastico.
Per quanto possa valere l’opinione di chi scrive ci permettiamo un suggerimento: la scuola italiana, e soprattutto la primaria, non può reggere un nuovo intervento sul sistema di valutazione e sarebbe comunque buona cosa se eventuali modifiche venissero adottate in modo condiviso fra le forze politiche.
Sarebbe inaccettabile se ad ogni cambio di maggioranza cambiassero anche le modalità della valutazione degli alunni.
La scuola italiana merita un po’ più di rispetto e di attenzione.
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