Il dibattito sul voto numerico è sempre vivo e si vivacizza soprattutto a fine anno scolastico quando il voto diventa elemento che può decretare una promozione o una bocciatura.
Volendo “radicalizzare” molto le posizioni sull’argomento ci sono coloro che sostengono che la valutazione deve avere una funzione formativa per l’alunno e deve servire all’insegnante per modificare l’intervento didattico; all’opposto c’è chi ritiene che il voto può servire a far comprendere all’alunno il livello raggiunto negli apprendimenti.
C’è anche chi sostiene che senza lo “stimolo” del voto gli studenti si impegnerebbero di meno ed il loro livello di preparazione diminuirebbe in modo sensibile.
Per la verità tutta la miglior ricerca pedagogica degli ultimi 70 anni dimostra in modo inequivocabile che, con l’impegno e con la motivazione ad apprendere, il voto c’entra molto poco.
Conta invece che lo studente comprenda le proprie difficoltà e i propri punti di forza, elementi che possono stimolare la crescita e l’impegno.
Ma sentiamo in proposito il parere di Beppe Bagni, già docente di scuola secondaria di secondo grado e ora presidente nazionale del CIDI, Centro di iniziativa democratica insegnanti.
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