Sembra incredibile, ma è proprio così: dopo aver sentito decantare da tutti i Ministri che si sono avvicendati negli ultimi 15 anni anni sulle “magnifiche sorti e progressive” della scuola digitale siamo al punto che a distanza di 10 giorni dal voto per il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, ancora non si conoscono i risultati.
Ma – ciò che è peggio- le notizie ufficiose che stanno trapelando non sono per nulla rassicuranti.
Per esempio i dati provenienti da alcune commissioni provinciali sono così incompleti da metterne a rischio l’attendibilità: ci sono infatti verbali provinciali che contengono solamente i voti riportati da ciascuna lista ma mancano i dati sul totale degli elettori, sul numero dei votanti, sulle schede bianche e quelle nulle. Non ci vuole molto a capire che in tal modo non esiste nessuna certezza sulla correttezza dei numeri.
L’invio dei verbali da parte delle scuole alle commissioni provinciali procede molto lentamente: a Roma, per esempio, ne mancano all’appello ancora parecchie decine. Diciamo pure che se fossero state recapitate a piedi o a dorso di mulo, sarebbero arrivate certamente molto prima: insomma, altro che “scuola digitale”!
Per venire al merito del voto, le anticipazioni che avevamo fornito già qualche giorno addietro sembrano confermate: rispetto ai risultati di due mesi fa quando si votò per le RSU, tiene la Flc-Cgil, ma crollano gli altri sindacati “rappresentativi” (il più penalizzato potrebbe essere Cisl-Scuola).
L’avanzata dei sindacati di base si preannuncia invece significativa. A Roma, i dati provvisori dicono che la Flc-Cgil è il primo sindacato, seguito da Cobas, Snals e Unicobas.
I sindacati non rappresentativi (Cobas, Anief e Unicobas) potrebbero arrivare, tutti insieme, al 25% dei voti: se sarà così, il tema su cui si dovrà subito discutere sarà proprio quello dei criteri da seguire per stabilire chi abbia diritto a sedere al tavolo delle trattative e a convocare le assemblee nelle singole scuole.
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