Dal 2025 alle famiglie che hanno un reddito Isee fino 40mila euro viene riconosciuto un voucher, “spendibile esclusivamente presso una scuola paritaria“, per un importo annuale massimo pari a 1.500 euro per ogni studente frequentante, per un finanziamento complessivo fissato massimo a 65 milioni annui. Lo prevede un emendamento alla manovra firmato dal deputato FdI Lorenzo Malagola, di cui abbiamo già parlato, che fissa anche il finanziamento complessivo massimo a 65 milioni annui di euro: per attuare l’emendamento, dopo l’approvazione dell’Aula sarà indispensabile anche un decreto del ministero dell’Istruzione e del Merito per attuare la misura.
A questo proposito, c’è già il bene placido del numero uno del Mim: “Il governo è ben consapevole della importanza di assicurare il diritto dei ragazzi, a prescindere dal reddito, a studiare nelle scuole paritarie”, ha commentato il ministro Giuseppe Valditara a proposito del voucher proposto dal FdI.
“Stiamo riflettendo su questo argomento importante e stiamo già lavorando per individuare soluzioni praticabili”, ha assicurato il ministro all’Ansa.
L’agenzia di stampa ha anche sentito alcuni sindacalisti per capire se la norma in via di possibile approvazione possa avere vita facile.
Secondo Giuseppe D’Aprile, segretario generale Uil Scuola, è “un emendamento che va nella direzione opposta alle nostre rivendicazioni. Se ci sono fondi disponibili, i finanziamenti devono servire, prioritariamente ad aumentare le retribuzioni del personale per colmare la loro progressiva perdita di potere d’acquisto. Invece, da un lato si incentiva la frequenza della scuola privata, dall’altro, nella scuola statale, si prevedono tagli pari a 5.660 docenti e 2.174 Ata”.
“Più che incentivare indirettamente le iscrizioni alle scuole paritarie, bisognerebbe invece ripartire con il potenziare prima la scuola statale, nazionale e laica di questo Paese per garantire a tutti lo stesso diritto all’istruzione. Sono prove tecniche di privatizzazione? Resteremo vigili e attenti e non resteremo a guardare, a partire dalla mobilitazione del prossimo 29 novembre”, ha concluso D’Aprile.
Negativo è anche il giudizio di Marcello Pacifico, presidente dell’Anief: “Se ci fossero 65 milioni di euro annui si dovrebbero utilizzare in primo luogo per finanziare l’organico aggiuntivo di collaboratori scolastici e personale Ata assegnato alle scuole statali per svolgere i progetti del Pnrr e di Agenda sud”.
Per Vito Carlo Castellana, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, “la notizia desta sconcerto”, perché “con decine di migliaia di famiglie che fanno fatica a vedersi garantito il diritto allo studio previsto dalla Costituzione per i propri figli che frequentano la scuola pubblica statale, si dirottano risorse verso coloro che possono permettersi la scuola paritaria”.
Piuttosto, ha continuato, “sarebbe utile e auspicabile piuttosto un voucher che copra le spese di libri di testo e trasporti per gli studenti in difficoltà economica che frequentano la scuola pubblica statale”.
Anche gli studenti si dicono contrari al voucher da 1.500 euro per chi frequenta le paritarie. Secondo la Rete degli Studenti Medi si tratta di una proposta pericolosa che indebolisce ulteriormente l’Istruzione Pubblica.
“E’ grave che il partito della Presidente del Consiglio proponga un emendamento in favore delle scuole paritarie, mentre dall’altro opera tagli all’Istruzione Pubblica – ha aggiunto Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi – Il progetto di scuola del Governi è evidente, indebolire il welfare e foraggiare i privati e le scuole non laiche. Le ragioni dello sciopero di domani”, 15 novembre, “sono più che confermate. Liberiamo il Paese da un Governo che non vuole investire sul presente e sul futuro del Paese a partire da noi giovani!”.
Va infine registrata la notizia, nello stesso giorno di presentazione dell’emendamento pro vaucher per gli iscritti nelle paritarie, sull’ipotesi di organizzazione di diplomi facili: vin sono tre persone indagate e perquisizioni con sequestri in cinque istituti paritari del Napoletano.
Le tre persone finite nell’inchiesta, sottoposte a loro volta a perquisizione con relativo sequestro, sono accusate di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e truffa in danno dello Stato.
Dalle indagini relative al rilascio dei diplomi sarebbe emerso che i tre indagati avrebbero falsificato la documentazione trasmessa all’Ufficio scolastico regionale per la Campania relativa alla frequenza dei corsi da parte di alcuni studenti.
Inoltre, con riferimento a docenti e personale Ata, è stata rilevata una discrasia tra le posizioni attive comunicate allo stesso ufficio e quelle segnalate all’Inps, tanto da fare ipotizzare – è la tesi degli inquirenti – anche l’esistenza di falsi rapporti di lavoro, tali da fare conseguire agli interessati indebiti punteggi in vista di procedure concorsuali.
All’esito della perquisizione e dell’ispezione delle apparecchiature informatiche, sarebbe stata acquisita una “copiosa documentazione cartacea e digitale – fa sapere la Procura di Torre Annunziata attraverso un comunicato stampa – e sono stati sequestrati circa 40.000 euro in contanti, in parte rinvenuti nelle abitazioni di due dei tre soggetti indagati e in parte suddivisi in buste riportanti nominativi e appunti nell’istituto scolastico paritario di Torre Annunziata”.
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