“Gli Istituti tecnologici superiori sono un’opportunità importante per i giovani diplomati: forniscono un alto grado di occupabilità, con oltre in media l’80% dei ragazzi assunto alla fine del percorso biennale”. A dirlo alla ‘Tecnica della Scuola’ è Giovanni Brugnoli, vice-presidente di Confindustria, intervistato a margine di un convegno sugli Istituti tecnologici superiori svolto l’8 novembre nell’istituto Galileo Galilei di Roma.
Brugnoli, qual è il ruolo delle aziende nello svolgimento dei corsi?
Le imprese costituiscono un partner fondamentale – ha detto Brugnoli – perché forniscono il 70% della docenza e oltre il 40% delle ore di laboratorio vengono svolte all’interno delle aziende. Dal Pnrr arriverà un importante sostegno economico, pari a un miliardo e mezzo nei prossimi cinque anni. La legge di riforma degli Its è stata approvata lo scorso mese di giugno e adesso ci sono i decreti attuativi da scrivere.
E ora?
Adesso dobbiamo accelerare questa opportunità per il Paese, che colma il gap di mismatching tra domanda e offerta di lavoro. Troppe imprese non stanno trovando personale qualificato per la consolidata lontananza delle scuole dal mondo del lavoro: con gli Its questa distanza si accorcia, le imprese sono protagoniste. Dobbiamo investire velocemente questi importanti denari per il prossimo quinquennio.
Quanti sono gli studenti che hanno aderito agli Its?
Purtroppo stiamo parlando di numeri ‘sottili’ perché sono 21 mila iscritti, con 5 mila diplomati l’anno che fanno questa scelta. Il nostro competitor maggiore è la Germania, con oltre 800 mila iscritti, con un gap da colmare davvero importante. Per questo dobbiamo credere in questa formazione laboratoriale, concreta, voluta e creata dalle aziende.
Perché i decreti attuativi della riforma sono importanti?
A dieci anni dall’iniziazione degli Its c’era bisogno di un check up. La riforma si basa sull’importante presenza dell’imprenditoria nazionale, un’asse strategico per il nostro Paese. E soprattutto c’è una coprogettazione realizzata con esperti del mondo della docenza e dell’imprenditoria. In questo modo si intercettano i cambiamenti didattici necessari per mantenere e garantire il grado di successo del progetto.
Quali costi deve affrontare la famiglia per far frequentare l’Its al figlio?
È un corso veramente accessibile. Gran parte dei costi del corso vengono coperti dalla fondazione degli Its, dalla Regione di appartenenza e dalle aziende partner. Quindi, è veramente una cifra modesta.
Il livello degli Its è quasi universitario?
È una formazione diversa. Sicuramente è la seconda ‘gamba’ del post diploma. Da una parte c’è l’Università, dove abbiamo bisogno di tanti laureati, soprattutto nelle discipline Stem. Mancava questa seconda ‘gamba’ professionalizzante post diploma strategica e di qualità dalla durata di due anni.
Gli Its sono presenti in tutte le Regioni italiane?
Tendenzialmente esistono in tutte le Regioni, ma non dobbiamo avere la frenesia di aprirle dove non servono. Quello che dobbiamo fare è avviare corsi di formazione laddove c’è domanda di una specifica materia che in questo momento non c’è. Non creiamo falsi modelli che non possono funzionare, dove non c’è domanda di manodopera specializzata e qualificata.
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