“Le vacanze estive e, più in generale, le interruzioni prolungate nel processo formativo sono collegate ad aumenti delle perdite di competenze e dell’abbandono scolastico, specialmente tra coloro che provengono da contesti più̀ svantaggiati livello socio-economico e culturale”: così il report di WeWord che parla pure delle carenze della scuola italiana, uno dei sistemi scolastici più stressanti del mondo.
L’analisi parte dai dati internazionali relative al rendimento e dalle statistiche relative agli abbandoni, ebbene, “Si può ipotizzare che anche gli eccessivi carichi di lavoro, concentrati nello stesso periodo, possano spingere i giovani a impegnarsi meno, avere meno fiducia in sé stessi e nella scuola e ad abbandonare precocemente. Oltretutto, ricerche dimostrano che a un numero maggiore di ore dedicate allo studio non corrispondano necessariamente maggiori competenze. I giovani che studiano almeno 60 ore a settimana ottengono punteggi più bassi in media di 28 punti percentuali rispetto a chi studia meno di 40 ore. Gli studenti italiani, con 50 ore a settimana, sono tra quelli che dedicano più tempo allo studio. Pertanto, si può ipotizzare che, a causa della mancanza di pause durante l’anno scolastico, bambini/e e ragazzi/e fatichino a trovare il tempo per riposare e, di conseguenza, vedano aumentare il loro livello di stress, anche in relazione al carico di compiti a casa”.
Per quanto riguarda invece l’interruzione scolastica durante le vacanze estive, essa rischia di accrescere ulteriormente le disuguaglianze non solo in termini di competenze scolastiche, ma anche per quanto riguarda lo sviluppo del capitale umano e il benessere della popolazione under 18. In Italia, quasi la metà delle famiglie con più di un figlio non può permettersi le vacanze estive, che non solo rappresentano un’occasione di svago, ma anche un’esperienza educativa a tutto tondo. Allo stesso modo, la partecipazione di bambini e ragazzi a centri ricreativi estivi (fondamentali per socializzare e per esercitare le competenze non cognitive) o ad altre attività culturali e/o sportive dipende da fattori legati all’offerta del contesto territoriale, ma anche dalle possibilità socio-economiche e dal livello di istruzione della famiglia. È necessario segnalare, inoltre, che l’offerta di servizi o di esperienze educative estive gratuite (come ad esempio quelle organizzate dalle parrocchie o da enti di volontariato) ha tendenzialmente una durata di un mese, al massimo un mese e mezzo. Ciò significa che, una volta esauritasi questa offerta, solo le famiglie benestanti risultano eventualmente in grado di coprire la spesa per altre attività nel restante periodo di vacanze.
“Rimodulare dunque il calendario scolastico, con la riduzione da tre mesi di vacanze estive a due (in luglio e agosto), e l’inserimento di pause distribuite in maniera più uniforme e bilanciata durante l’anno scolastico per recuperare il mese sottratto in estate e mantenere, dunque, il numero totale di 200 giorni di lezione. Ciò significherebbe garantire maggiore continuità didattica e relazionale, e quindi prevenire la perdita di competenze e l’abbandono scolastico, peraltro allineando il nostro paese ad altre esperienze europee.
WeWorld, propone pure di estendere l’obbligo di istruzione dalla fascia 6-16 anni alla fascia 3-18 anni. La proposta permette di garantire i benefici dell’educazione della prima infanzia a tutti i bambini, con conseguenze positive in termini di apprendimento nel lungo periodo. Nella fascia 16-18 anni, la misura favorirebbe in particolare la prevenzione e il contrasto alla dispersione scolastica, consentendo di ridurre il fenomeno dei NEET (giovani che non studiano e non lavorano).
Introdurre infine il “dirigente extra-scuola”, incaricato del potenziamento delle attività extracurricolari, in collaborazione con il Terzo Settore. La proposta di inserire una figura specifica nasce dalla necessita’ di attribuire maggiore rilevanza e spazio di operatività all’extra-scuola, in collaborazione con la scuola stessa. Obiettivo di questa misura è colmare la carenza di esperienze attive e relazionali, aggravata dalla pandemia, e porre al centro il superiore interesse di bambini e ragazzi.
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