Gli aspetti positivi possono essere sintetizzati dalle parole di Alberto Parola, docente di Psicologia sperimentale all’Università di Torino e autore di “Sperimentare e innovare nella scuola” per Franco Angeli: “Credo che l’etichetta dei social in classe possa dividersi in cinque regole: primo, usare Facebook e gli altri mezzi rispettando le regole della privacy, secondo promuovere la cultura della partecipazione coinvolgendo tutti, terzo condividere qualcosa di artistico e cercare chi ha le nostre passioni, quarto (per gli adulti) utilizzarlo come occasioni di apprendimento, quinto lasciare che la classe possa esprimere le sue dinamiche di gruppo: è anche un gioco di ruolo. Così, Facebook si può usare anche durante le lezioni“.
Ma esistono anche alcune problematiche legate alla condivisione, tra studenti di una stessa classe, di contenuti didattici attraverso i social.
Infatti, alcuni studenti, ma stanno diventando sempre più numerosi, di nascosto dall’insegnante si scambiano informazioni anche durante i compiti in classe, fotografando il proprio elaborato e condividendolo all’interno della classe attraverso WhatsApp (o gruppi segreti in Facebook).
Per questo motivo ben venga la classe 2.0 con tutte le sue innovazioni didattiche, ma attenzione agli usi impropri di questa tecnologia digitale. A tal proposito si ricorda che WhatsApp Messenger è un’app di messaggistica mobile multi-piattaforma che consente di scambiare messaggi con i propri contatti senza dover pagare gli SMS. Attualmente WhatsApp supporta praticamente tutti i sistemi operativi mobili presenti sul mercato: Android, iOS, Symbian e Windows Phone.
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