Categorie: Politica scolastica

Wi-FI nelle scuole: come sprecare tempo e denaro

La vicenda del wi-fi eliminato in una scuola della provincia di Torino per decisione della Amministrazione Comunale suscita qualche preoccupazione e impone qualche riflessione.

Le riflessioni sono tante. 
La prima: senza entrare nel merito della questione scientifica relativa ai danni, reali o presunti, delle onde elettromagnetiche che potrebbero provocare le onde elettromagnetiche di un impianto wi-fi all’interno di una scuola, viene da chiedersi se le decisioni su questo aspetto debbano e possano essere affidate a sindaci, assessori o consiglieri comunali o se – al contrario – la materia debba essere regolata a livello nazionale da organi non solo super partes ma anche di comprovata competenza tecnica (per esempio il Consiglio superiore della Sanità).
Seconda questione: con la carenza di risorse finanziarie e strutturali di cui oggi le scuole soffrono, possiamo davvero permetterci il lusso di fare e disfare come se niente fosse?  Prima di installare un impianto wi-fi in una scuola non sarebbe il caso di fare un minimo studio di fattibilità per misurare in modo attendibile il rapporto fra costi e benefici?
Terza questione: proprio in questi giorni il Ministero – attraverso i diversi Usr – sta comunicando alle istituzioni scolastiche le somme stanziate per realizzarare (o completare) la digitalizzazione delle scuole.
Come verrà condotta l’operazione? Le scuole allestiranno gli impianti con il rischio che qualche mese dopo il Comune decida di far smantellare tutto in base al “principio di precauzione”, come è avvenuto nella scuola di Borgofranco d’Ivrea.
Ma non basta: secondo le notizie pubblicate in questi giorni, nel piccolo Comune alle porte di Ivrea, l’impianto wi-fi era stato realizzato dalla precedente amministrazione comunale. Poi ci sono state le elezioni, vinte da una nuova formazione politica che ha deciso di smantellare tutto e di connettere aule e laboratori con una rete tradizionale.
Tutto legittimo, per carità, ma forse c’è da chiedersi in che modo intendiamo far procedere nella scuola il piano di digitalizzazione: all’insegna della improvvisazione e del pressapochismo o della pianificazione?
E’ troppo chiedere che il Piano venga discusso, concordato e definito fra tutti i soggetti coinvolti?
Ma organi, anche costosi, come la Conferenza Stato-Regioni o i servizi di igiene ambientale funzionanti a livello locale, che ci stanno a fare? 
Ultima questione: i fondi che stanno per essere erogati alle scuole (complessivamente si sfiora un centinaio di milioni) arrivano anche dall’Europa. Siamo sicuri che, in mancanza di regole sicure sulle modalità di spesa, l’Unione europea non ci dica: “Vedete di mettervi d’accordo, perchè in caso contrario i fondi li potremmo distribuire anche in modo diverso”.
Forse la stiamo esagerando un po’ (la questione, per ora riguarda pochi casi, forse addiritura solo una scuola di un piccolo Comune), ma un fatto è certo: il problema di una cabina di regia autorevole non va sottovalutato.

 

Reginaldo Palermo

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