Secondo il Wwf esiste un legame strettissimo tra le malattie che stanno terrorizzando il Pianeta e le dimensioni epocali della perdita di natura, provocando una emergenza sanitaria che ha raggiunto la portata di una vera e propria pandemia, avendo colpito oltre 129 paesi in ogni continente con oltre 5.000 vittime.
Quella provocata dal Coronavirus -dice il Wwf- fa parte delle cosiddette “malattie emergenti” – come Ebola, Aids, Sars, influenza aviaria o suina – che non sono catastrofi del tutto casuali ma mostrano numerosi elementi comuni, come le zoonosi, ovvero le malattie trasmesse dagli animali all’uomo (esattamente come il Covid-19). Ciò avviene per i nostri comportamenti errati tra cui il commercio illegale o non controllato di specie selvatiche e, più in generale, l’impatto dell’uomo sugli ecosistemi naturali.
Nel nuovo report del Wwf Italia, dal titolo “Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi – Tutelare la salute umana conservando la biodiversità”, si mette in evidenza proprio i collegamenti nascosti che esistono fra le azioni dell’uomo e alcune malattie che hanno un fortissimo impatto non solo sulla salute delle persone, ma anche sull’economia e sui rapporti sociali.
Fra i più probabili serbatoi del virus SARS-CoV-2 ci sono alcune specie di chirotteri (pipistrelli), ma rimane aperta anche l’ipotesi che a facilitarne la diffusione come ‘ospiti intermedi’ siano stati i pangolini che, già a rischio estinzione, sono gli animali più contrabbandati al mondo per via delle infondate credenze sui poteri curativi delle loro scaglie, ma anche per la loro carne. Ad oggi non sappiamo ancora quale sia stata l’origine del SARS-CoV2, ma è molto probabile che dietro la sua diffusione si nasconda il commercio legale e illegale di animali selvatici vivi o di loro parti. Il commercio di animali selvatici è infatti un comprovato veicolo di vecchie e nuove zoonosi, che ogni anno causano circa un miliardo di casi di malattia e milioni di morti. Il 75% delle malattie umane fino ad oggi conosciute, infatti, deriva da animali, così come il 60% delle malattie emergenti viene trasmesso da animali selvatici, mentre i cambiamenti di uso del suolo e la distruzione di habitat naturali come le foreste sono responsabili dell’insorgenza di almeno la metà delle zoonosi emergenti.
Il cambiamento di uso del territorio come le strade di accesso alla foresta, l’espansione di territori di caccia e la raccolta di carne di animali selvatici (bushmeat), lo sviluppo di villaggi e altri insediamenti in territori prima selvaggi, hanno portato la popolazione umana a un contatto più stretto con nuovi virus, favorendo l’insorgenza di nuove epidemie.
Il consumo di bushmeat è in drammatica crescita in diverse parti del mondo – non solo in Africa – e mette terribilmente a rischio la salute umana, così come il commercio di fauna selvatica o di parti di essa (wildlife trafficking) che, oltre ad essere causa primaria di perdita di biodiversità, amplifica potenzialmente la diffusione di patogeni. L’Ipbes (Intergovernamental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services dell’Onu), nel 2019 ha segnalato che l’azione distruttiva dell’uomo verso la natura ha raggiunto livelli senza precedenti. Il 75% dell’ambiente terrestre e circa il 66% di quello marino sono stati modificati in modo significativo e circa 1 milione di specie animali e vegetali, come mai prima si era verificato nella storia dell’umanità, rischiano l’estinzione; mentre secondo i dati del Living Planet Report redatto dal WWF nel 2018, in poco più di 40 anni il pianeta ha perso in media il 60% delle popolazioni di vertebrati.
Purtroppo- continua a segnalare il Wwf-, è ormai evidente che l’impatto crescente dell’uomo su ecosistemi e specie selvatiche, amplificato dagli effetti dei cambiamenti climatici, aumenta la nostra esposizione a rischi per cui appare fondamentale -ribadisce il Wwf- riuscire a proteggere gli ecosistemi naturali, conservare le aree incontaminate del pianeta, contrastare il consumo e il traffico di specie selvatiche, ricostruire gli equilibri degli ecosistemi danneggiati, arrestare i cambiamenti climatici’.
Per poter immaginare un futuro globale abbiamo bisogno di un New Deal for Nature e People, che permetta di dimezzare la nostra impronta, arrestare la perdita degli habitat naturali e delle specie viventi. Iniziare a ricostruire gli ecosistemi distrutti, che sono la rete di protezione naturale da epidemie e catastrofi, è il primo passo da fare. Tutti insieme riusciremo a vincere questa sfida e a invertire la rotta che sta portando al collasso il Pianeta.
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