E’ in aumento il numero dei giovani con tanto di laurea che ha però serie difficoltà a trovare lavoro e che, a causa della prolungata inattività, è a rischio disoccupazione con effetti che potrebbero divenire irreversibili.
A evidenziarlo è Almalaurea, secondo cui che la quota di occupati nelle professioni ritenute più qualificate dimostra criticità di natura sia strutturale sia congiunturale; e mentre rispetto agli altri Paesi d’Europa al contrarsi dell’occupazione è cresciuta la quota di occupati ad alta qualificazione, da noi è avvenuto il contrario.
Dal confronto con gli Stati più avanzati siamo in ritardo anche sul numero dei laureati: 20 laureati su cento di età 25-34 contro la media dei paesi OECD pari a 37 (mentre in Germania sono 26 su cento, negli Stati Uniti 41, in Francia 43, nel Regno Unito 45, in Giappone 56). Il nostro Paese, sostiene Almalaurea, è un ritardo dalle radici antiche e profonde: nella popolazione di 55-64 anni sono laureati 10 italiani su cento, metà di quanti ne risultano nei paesi OECD (in Francia sono 18, in Germania 25, nel Regno Unito 29, negli USA 41) e che riguarda ovviamente, sia pure su valori diversi (ma in graduale miglioramento) anche imprenditori e dirigenti, pubblici e privati.
Da notare come sia ancora lontana la parità tra i sessi. Tra i laureati specialistici biennali, a tre anni dalla laurea le differenze di genere si confermano significative e pari a 7 punti percentuali: lavorano 71 donne e 78 uomini su cento.
Anche a tre anni dal conseguimento del titolo il lavoro stabile è prerogativa tutta maschile: può contare su un posto sicuro, infatti, il 66% degli occupati e il 49% delle occupate. I laureati specialistici del 2008 guadagnano il 28% in più delle loro colleghe (1.432 contro 1.115 euro).
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