È il 15 novembre 2019 quando esce sugli schermi americani “On the other side”, cortometraggio che narra una giornata nella vita di due giovanissime sorelle che – come milioni di altre persone – inseguono il sogno americano, tentando di attraversare a piedi il deserto di Sonora tra il Messico e l’Arizona.
L’attrice protagonista e sceneggiatrice del film è Estefania Rebellon, che qualche anno prima, ad appena 10 anni aveva lei stessa attraversato la frontiera con la sua famiglia per sfuggire alle Farc, organizzazione guerrigliera comunista che seminava terrore e sangue in Colombia.
Si apriva, a Los Angeles, una promettente carriera cinematografica per la giovane Estefania, protagonista nel frattempo di varie serie TV statunitensi, ma un giorno, come a San Paolo sulla via di Damasco, accade qualcosa, arriva l’illuminazione che la spinge ad agire, a impegnarsi in prima persona per aiutare tutti quelli che, come lei anni prima, tentano di lasciare il Messico, l’Honduras, il Guatemala, il Nicaragua e tanti altri paesi centro americani in cui non è facile vivere.
Come ci racconta il Los Angeles Time, Estefania Rebellon decide di coinvolgere il suo compagno, anche lui giovane attore, nella costruzione di un’organizzazione che offra una scuola a migliaia di bambini bloccati alla frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti. È così che nasce la Fondazione Yes We Can, con la convinzione profonda – come si legge nella home page del suo sito – che ogni bambino ha diritto a un’istruzione quale che sia la sua provenienza, il suo status socio-giuridico e il suo background economico. Prende, dunque, il via il Yes We Can Mobile Schools Program, che opera in prima battuta a Tijuana, città a Nord-Ovest del Messico, vicinissima alla frontiera americana e punto di raccolta di migliaia di disperati – uomini, donne e bambini – che tentano di attraversare la frontiera e, nell’attesa, sono costretti a vivere in condizioni di estremo disagio. Estefania Rebellon, che nel frattempo può contare sulle numerose donazioni che cominciano ad affluire, compra dei pullman adibiti a scuola, dove vengono istruiti quotidianamente bambini e adolescenti dai 3 ai 15 anni. La scuola ha un vero e proprio piano di studi, una giornata di lezioni che da dalle 9 alle 13, insegnanti competenti e abilitati, tanto che il ministero messicano dell’istruzione ha riconosciuto la validità del programma scolastico di Yes We Can per bambini migranti.
Una bella storia di speranza che lenisce, in parte, il dolore di tante famiglie che soffrono soprattutto perché vedono poche luci e molte ombre nel futuro dei loro figli.