Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, sembra avere preso a cuore il problema del bullismo a scuola e vuole con ogni mezzo estirparlo dalla sua regione: “Nessuno sconto ai bulli. Da alcuni giorni sto seguendo con estrema attenzione quanto sta avvenendo in Veneto, nelle scuole e nelle nostre città. È arrivato il momento di dire con estrema chiarezza che di fronte al bullismo non bisogna arretrare di un passo. Serve invece intervenire con estrema decisione: ho interessato formalmente, questa mattina, le strutture dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto perché adottino ogni azione a tutela delle vittime del bullismo e intensifichino la prevenzione. Segnalando casi concreti, che mi aspetto siano immediatamente risolti. Chiedo che tutte le istituzioni, in modo corale, lavorino per estirpare questi atti intollerabili, che sono germe e substrato di importanti problemi sociali”.
“Sono in contatto diretto con i genitori di alcuni ragazzi vittime di bullismo, la cui storia è stata riportata oggi anche dai quotidiani veneti. Voglio tutelare al massimo il doveroso anonimato delle vittime, ma mi sono mosso a livello istituzionale di fronte ad accuse circostanziate e chiare. Testimonianze che impongono in primis alla scuola di affrontare il fenomeno con soluzioni efficaci. Il bullismo è intollerabile: i racconti riportatimi da una mamma, emblematici, sono una testimonianza che colpisce dritto al cuore: violenze fisiche e psicologiche, perpetrate da lungo tempo, nell’indifferenza. Gli istituti scolastici devono garantire un ambiente sereno, protetto, positivo: non deve esservi il benché minimo spazio per chi pratica queste azioni. Dobbiamo combattere il bullismo, ne va delle nuove generazioni.
“Le parole e gli intenti non bastano più. Cosa fare? Propongo sanzioni nel segno del contrappasso: obbligare i bulli, se necessario mettendo mano alla legge, a lavori sociali proprio dove hanno fatto del male. Che si tratti di razzismo, omofobia, disabilità: siano obbligati a lavorare, a testa bassa e senza sconti, nell’aiutare le loro stesse vittime, sotto il controllo delle istituzioni. Intollerabile poi sentire che spesso sono le vittime a cambiare scuola o ad allontanarsi dal luogo delle violenze. Davanti al diritto allo studio e alla socialità, che sono sacri, come si può permettere che le vittime e le famiglie debbano arrendersi e allontanarsi? E gli aggressori? La misura è colma, è l’ora di risposte estremamente determinate”.
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