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“Zia Martina”, maestra adesca ragazzi e gira con loro video hard. La replica: “Mi filmavano a mia insaputa”. Arrestata

Una vicenda che fa accapponare la pelle. Una maestra di 47 anni è condannata dal Tribunale di Bari a 7 anni e 3 mesi di reclusione e al pagamento di una multa da 75mila euro perché avrebbe adescato sui social e nelle chat minorenni con cui poi avrebbe consumato rapporti sessuali in un b&b nel centro di Bari, facendosi anche filmare. Lo riportano vari media tra cui L’Unione Sarda e La Repubblica.

La donna non potrà insegnare per tutta la durata della pena

In Tribunale aveva provato a presentarsi come vittima e a sostenere di essere stata ripresa di nascosto. La donna, già tre anni fa era finita agli arresti domiciliari con le accuse di corruzione di minori e pornografia minorile. Il collegio ha stabilito una pena più alta e anche il divieto di esercitare attività didattica per tutta la durata della pena nei confronti della donna che sui social si faceva chiamare “Zia Martina” nonché il divieto di avvicinamento a luoghi frequentati da minori per un anno e il risarcimento dei danni nei confronti delle due parti civili.

La vicenda giudiziaria ha avuto origine dalle segnalazioni ai carabinieri, fatte da alcuni genitori che avevano notato strani comportamenti da parte dei figli. Stavano per ore in chat” hanno denunciato e in qualche caso si allarmavano se i familiari cercavano di capire con chi stessero parlando.

“La mia vita è stata distrutta”

Nel corso dell’indagine è stato ricostruito che la donna avrebbe adescato minorenni sui social network e poi dato loro appuntamento in un bed&breakfast di sua proprietà ubicato a Bari. In altre circostanze avrebbe compiuto atti sessuali in chat, anche con un minore di 14 anni. 

Nel dicembre 2021 la Procura aveva chiesto e ottenuto dal gip gli arresti domiciliari per la signora, che all’epoca insegnava in una scuola elementare del Nord Italia. “La mia vita è stata distrutta” aveva detto, cercando di presentarsi come la vittima.

Le indagini dei carabinieri, tuttavia, avevano dimostrato come le chat fossero state avviate dal suo telefono e anche dal contenuto dei messaggi risultava abbastanza chiaro che era lei a sollecitare gli incontri. L’insegnante ha presentato un’istanza per la remissione del processo, ritenendo che la magistratura barese non abbia la serenità di giudicarla visto il grande clamore mediatico suscitato dalla vicenda. Su tale questione dovrà pronunciarsi la Corte di Cassazione.

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Redazione

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