Una vera e propria zuffa, virtuale e mediatica, si sta scatenando tra politici e sindacati riguardo al “concorso straordinario abilitante” e alla valutazione del servizio prestato nelle scuole paritarie.
Al momento risultano coinvolti: Malpezzi (PD), Pittoni (Lega), Toccafondi (Italia Viva), Avvenire (vescovi Cei), A.M. Alfieri (esperta), Pacifico (Anief), Gissi (Cisl), Tuti (Uil).
In aggiunta alle osservazioni di due giorni fa, segnaliamo quanto segue.
Appare superfluo e improprio l’intervento critico della senatrice Simona Malpezzi (PD); primo perché il suo partito sostiene il governo Conte, di cui lei stessa è sottosegretaria, non nel Miur ma in altro ministero (!), e secondo perché tecnicamente infondato e insostenibile; infatti la legge n. 62/2000 non prevede la valutazione del servizio prestato nelle paritarie private in ambito statale e non è corretto parlare di “scelta iniqua che non rispetta la legge e che rischia di creare contenziosi giudiziari”; la legge sulla parità definisce al suo interno il significato di “parità” e questo significato non può essere esteso retro-attivamente con un DL.
A proposito, proprio per colmare la lacuna o, meglio, per favorire ancora le paritarie, è stato presentato al Senato il DdL n. 1363 (26/06/2019, della sen. Lonardo ed altri di FI), che all’art. 1, c. 1) riporta testualmente: “Le disposizioni relative alle istituzioni scolastiche si intendono riferite a tutte le scuole pubbliche, statali e paritarie, ai sensi della presente legge”; le paritarie così verrebbero riconosciute come pubbliche e quindi potremo avere le “scuole private paritarie e …. pubbliche”!
Nella sua nota, il sen. Mario Pittoni (Lega) chiarisce alla stessa sen. Malpezzi e all’on. Gabriele Toccafondi (Italia Viva) che “Una cosa è infatti il concorso straordinario …. e “altra cosa è il percorso abilitante speciale …. “; giustamente Pittoni propone la scissione delle due procedure (concorso straordinario e percorso abilitante), ma poi inciampa anche lui quando ipotizza l’ammissione al percorso abilitante di “tutti coloro che hanno il requisito di tre anni di servizio nelle scuole statali o paritarie”, perché al servizio nelle paritarie si accede a discrezione ed arbitrio dei gestori delle scuole stesse; nel caso di scissione, al percorso abilitante bisognerà ammettere tutti prescindendo dal servizio statale oltre che paritario.
Maddalena Gissi (Cisl) appare orientata come Pittoni, infatti scrive: ““È fuori discussione che i percorsi abilitanti destinati in modo specifico a chi vanta una consistente esperienza lavorativa riguarderanno anche chi lavora nella scuola non statale, sia a tempo determinato che indeterminato”; quindi stesso inciampo.
Anche Pino Turi (Uil) si esprime come Gissi; ma appare improbabile se non impossibile che i sindacati maggiori possano accettare il riconoscimento dei servizi nelle paritarie.
Vincenzo Pascuzzi
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